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Evasione fiscale, assoluzione per Biagio Antonacci

MILANO. Il cantautore milanese Biagio Antonacci è stato assolto oggi dalla terza sezione penale del Tribunale di Milano presieduta dal giudice Luigi Varanelli dall'accusa di evasione fiscale perchè «il fatto non è più previsto dalla legge come reato».

Antonacci era accusato di una presunta evasione fiscale da circa 3,5 milioni di euro che sarebbe avvenuta, secondo l'accusa, tramite l'interposizione di tre società, di cui due italiane e una estera.

A Biagio Antonacci era stata contestata una presunta evasione d'imposta negli anni compresi tra il 2004 e il 2008 che, secondo l'accusa, sarebbe stata possibile perchè il cantautore avrebbe trasferito «fittiziamente» i suoi redditi a tre società, di cui una di diritto inglese sottoposta ad un'aliquota dell'8%.

Una costruzione societaria «sostanzialmente» fraudolenta, secondo l'accusa, attraverso la quale sarebbero stati sottratti al fisco circa 3,5 milioni di euro. Con questa ipotesi d'accusa, ribadita anche questa mattina in sede di repliche, il viceprocuratore onorario Luciana Greco aveva chiesto nella precedente udienza una condanna a un anno e sei mesi.

Per la difesa, invece, rappresentata dall'avvocato Alessio Lanzi, il cantautore non ha «mai violato alcuna norma» e le tre società di cui era socio e al centro del processo «erano vere ed operanti», non essendoci stata «alcuna interposizione fittizia».

Per i legali dell'imputato, inoltre, l'abuso del diritto non è più previsto come reato (in seguito ai decreti fiscali varati nell'autunno del 2015). In più, aveva spiegato il legale nell'arringa, «sempre in fase di accertamento l'imposta effettivamente dovuta da Antonacci è stata rideterminata in circa 90mila euro». Un cifra che, ha spiegato ancora la difesa, tra l'altro, è sotto la nuova soglia di punibilità dell'evasione (che è di 150mila euro) prevista dalle nuove normative.

Per questi motivi Antonacci, aveva chiarito il difensore, oltre che con la formula «perchè il fatto non sussiste», poteva anche essere assolto «perchè il fatto non è più previsto dalla legge come reato».

E proprio quest'ultima formula è stata quella accolta oggi dal giudice Luigi Varanelli (che depositerà le motivazioni tra 90 giorni) per il reato contestato di infedele dichiarazione dei redditi per l'annualità 2008, dopo aver dichiarato, invece, la prescrizione per le annualità tra il 2004 e il 2007.

La difesa, tra l'altro, nel processo aveva spiegato che il cantante aveva già sanato la sua posizione tributaria nel 2012 versando quanto dovuto.

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