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Moda, la tradizione siciliana spopola sugli accessori

PALERMO. Altro che Milano e New York, la tendenza per la primavera estate 2016 parla siciliano.

Non è soltanto un modo di dire, per auto incensarsi, e sostenere l’artigianato locale. Il fatto vero è che pon pon e carretti stanno dilagando come mai prima d’ora e non solo all’interno della Trinacria. Non fanno eccezione le borse, e tra le più particolari quelle de La Bottega Farnese che nasce, nel 1991, dal sodalizio artistico di due artiste Roberta di Cara e Jolanda Terrasi.

«Ci occupiamo di decorazione di interni da 25 anni, - spiega la Di Cara – e siamo sempre state attente a mantenere viva la cultura siciliana con i suoi decori i suoi colori e il suo stile. Da circa cinque anni, abbiamo creato una linea di quadri dedicata al mare dal nome “coralliramidimare” e quest’anno una di accessori dal nome “Tjndara” borse e scarpe di inspirazione totalmente siciliana. Le borse sono in vera pelle fatte da un artigiano fiorentino e dipinte a mano da noi con scelte di decori che vanno dalla ruota del carretto, al corallo, al moro, i limoni e le ceramich<HS10>e siciliane. Tutti soggetti scelti e studiati appositamente. Tjndara è un progetto ambizioso che si prefigge di portare avanti ed esaltare attraverso i motivi decorativi, una tradizione molto variegata e piena di sfaccettature».

Roberta Di Cara inizia la sua formazione artistica in giovane età sotto la guida del pittore siciliano Vincenzo Vinciguerra da cui apprende le tecniche del disegno e della pittura. Consegue il diploma nella sezione decorazione pittorica dell'istituto statale d'arte di Palermo e successivamente frequenta la facoltà di Architettura della stessa città. Si iscrive al master dell'istituto superiore di Architettura e design di Milano specializzandosi in pittura decorativa e trompe l'oeil. Ritorna a Palermo dove fonda con Jolanda Terrasi la Bottega Farnese. La Terrasi, laureata in lettere moderne con indirizzo artistico, ha coltivato la sua passione creativa dipingendo su vetro e partecipando ad alcune mostre collettive. Nel 1988 lavora in uno studio di restauro pittorico e conservativo dove resta per alcuni anni.

«Tjndara – aggiunge la Terrasi - è anche una fusione dei nostri nomi, è una evocazione tutta siciliana del nostro territorio e del fascino che sprigiona. I nomi dei modelli richiamano località siciliane Ortigia, Panarea e Selinunte. Sono dei pezzi unici, arricchiti da passamanerie e pon pon che realizziamo come quelli delle bardature dei cavalli dei tipici carretti siciliani. Un’altra fonte di inspirazione – conclude - sono le ceramiche di Caltagirone e di Santo Stefano di Camastra».

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