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Maniaci puntava a candidarsi alle politiche
"Da onorevole 22mila euro di indennità"

PALERMO. Aveva tentato di candidarsi a una carica politica già nel 2013, ma la cosa era abortita subito. Poi Pino Maniaci ci voleva riprovare alle prossime elezioni nazionali (quelle del 2017) e nel febbraio 2015 lo confida all'amante. Punta alla poltrona di parlamentare, in quanto con l’eventuale nomina a sindaco di Partinico non sarebbe riuscito a guadagnare e ottenere le indennità di un onorevole della Repubblica. E' quanto emerge nelle intercettazioni nell'ambito di un'inchiesta sulle cosche di Borgetto e Partinico che ieri ha portato a nove arresti e al divieto di dimora nelle province di Trapani e Palermo per Maniaci.

“Eh..ti dissi eh faccio il sindaco o faccio l'onorevole? - chiede alla donna - ci ri..onore...il sindaco è duemila euro al mese, l'onorevole e ventiduemila! Allora io io ho due possibilità mi posso… candidare a sindaco o mi posso candidare a deputato!...Deputato significa che andiamo a stare a Roma….e gioia mia ventiduemila euro al mese".

Meno interessante la carica di primo cittadino. "Il sindaco invece a Partinico - prosegue - si rompe il culo e devi prenderti i cornuti dai cristiani…duemila!...Eh, Salvo piglia duemila euro al mese, e qua ne prendono ventiduemila… ca certo, solo, solo che uno deve salire in auto blu, onorevole, la scorta, l'autista”.
Nel 2013 l'idea iniziale affondò trasformandosi in una terribile gaffe. Da una parte appoggiava Ingroia e dall'altra si candidava con Berlusconi. I suoi manifesti elettorali apparsero in tutta la Sicilia. "Ci sono momenti in cui si sbaglia - ammise - Spero che coprano tutti i manifesti con la mia immagine. Per quello che mi riguarda la lista Maniaci è già morta. Non ho dormito la notte con questa storia dell'apparentamento della lista al Pdl di Berlusconi".

E promise. "Intanto io non sono mai stato candidato e non lo sarò mai. Avevo condiviso un progetto con l'associazione Libere emittenti siciliane (Les), di cui io sono il vice presidente, per salvare dalla chiusura le tv siciliane e garantire la pluralità dell'informazione. Avevo prestato la mia faccia perché sono conosciuto. Eravamo certi di apparentarci col Pd, avevo parlato io stesso con il segretario Lupo. Ma a Roma all'ultimo minuto hanno detto di no, per non togliere voti al Megafono".

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