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"Era d'estate", un nuovo film racconta Falcone e Borsellino - Foto

ROMA. Una delle immagini più famose, di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, quella in cui ridono insieme.

Una testimonianza della profonda intesa umana, oltre che etica, dei due simboli della lotta alla mafia, è stata per Fiorenza Infascelli fra i punti di riferimento per il loro ritratto in Era d'estate, con Massimo Popolizio nei panni di Falcone, Beppe Fiorello per Borsellino, Claudia Potenza (Agnese Borsellino) e Valeria Solarino (Francesca Morvillo).

Il film dopo il debutto all'ultima Festa del Cinema di Roma, arriva in sala con 01 per un'uscita evento il 23 e 24 maggio in occasione della commemorazione dell'anniversario delle stragi di Capaci e via D'Amelio.

Attraverso un inedito sguardo intimo sulle personalità dei due magistrati, si traccia il racconto delle settimane di 'esilio' che nel 1985, a tre mesi dall'inizio del Maxi Processo di Palermo, dovettero passare, insieme alle loro famiglie, sull'isola bunker dell'Asinara, dopo la scoperta della minaccia di attentato di Cosa Nostra contro di loro. Un isolamento forzato, nella natura, vivendo tutti insieme in una piccola foresteria, all'ombra del carcere di massima sicurezza, durante il quale Falcone e Borsellino, non senza ostacoli, dubbi e problemi che si ripercuotono anche sulle famiglie riescono a scrivere buona parte dell'ordinanza, di quello che è stato il più grande processo penale mai celebrato al mondo.

L'idea per il film è venuta alla regista, durante le riprese all'Asinara di Pugni chiusi (2011), un documentario sugli operai del Petrolchimico si erano autoreclusi nel vecchio carcere per protesta:

«Uno di loro mi portò a vedere una casa rossa e mi raccontò della permanenza sull'isola di Falcone e Borsellino. Mi è venuta così l'idea di raccontare questo momento della loro vita, perchè non è molto conosciuto e mi dava modo mostrandoli in una dimensione più familiare, di capire di più del loro carattere. Ho scoperto quanto fossero anche ironici, spiritosi (per sdrammatizzare si facevano i necrologi a vicenda, ndr) e
avessero molte passioni».

Falcone, ad esempio, amava le freddure ed era un collezionatore di piccole papere mentre Borsellino era capace di citare a memoria brani di Shakespeare e Pirandello. Per documentarsi è stato fondamentale per la regista l'aiuto, fra gli altri, del figlio di Borsellino, Manfredi e
della vedova del giudice, Agnese, scomparsa nel 2013.

«Quando mi hanno offerto il ruolo di Falcone, ho pensato prima, 'mamma che paura, poi mamma che fortuna. Ho lavorato soprattutto, sulla 'sicilianitudine', sul suo modo di essere, dovevo unire autorevolezza e ironia» spiega Massimo Popolizio, che in autunno aprirà la stagione del Teatro di Roma, con un adattamento di Ragazzi di vita di Pasolini. Beppe Fiorello, dopo aver letto la sceneggiatura, ha chiamato Fiorella Infascelli per dirle che «sembrava scritta dalle mani di Falcone e Borsellino, per quanto era vera e intima. Mi ha dato la possibilità di interpretare un mito mio della mia terra, dell'Italia e forse del mondo, al quale mi sono accostato con grande rispetto e totale curiosità di capire».

Durante le riprese all'Asinara, «abbiamo vissuto, mangiato, dormito negli stessi luoghi dove lo avevano fatto i due giudici. Un'esperienza di immedesimazione rara». Stessa emozione per le due interpreti delle compagne di vita dei magistrati: «Quando ho accettato il film, ho spiegato
a mio figlio di sei anni chi fossero Falcone e Borsellino e lui ora li considera adesso come supereroi» racconta Claudia Potenza. Mentre Valeria Solarino. è rimasta colpita dall'abnegazione di Francesca Morvillo:

«Mentre Borsellino e Agnese si erano conosciuti da ragazzi, lei e Falcone si sono scelti quando il giudice era già nel pieno del suo impegno
contro la mafia. Sapeva a cosa sarebbe andata incontro».

Questo è un film, aggiunge Fiorello, «che andrebbe visto da più persone possibili. Dopo questa uscita evento, vorrei arrivasse al più presto anche in tv».

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