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Sindaco di Lodi arrestato, Renzi: "Complotto de che? Fiducia nei pm"

ROMA. Nessun complotto dei magistrati. Si esprime con "Un complotto de che?", il premier Renzi sul caso del sindaco di Lodi, del Pd, arrestato ieri per presunta turbativa d'asta nell'ambito della gestione degli appalti delle piscine comunali . "Piena fiducia nei magistrati, che devono fare il loro lavoro".

«Ovviamente fa male perché impedisce di far vedere cose positive dell'Italia ma serve chiarezza e tranquillità e rispetto al complotto dico 'ma de che'. C'è un'indagine in corso, piena fiducia nei magistrati. Chi è colpevole - ha aggiunto Renzi, intervistato a Rtl - è giusto che paghi ma nessuno tipo di stumentalizzazioni su questo. Non si gridi al complotto, al 'siamo assediatì, se i magistrati vedono ipotesi di reato procedano, vadano a sentenza», ha concluso.

«Io mi arrabbio perché il mio governo ha aumentato le pene per la corruzione e aumentato la durata della prescrizione sulla corruzione mentre altri hanno votato no. La questione morale c'è dappertutto, c'è qualcuno che ruba, non va bene ma smettiamola di sparare sugli altri. Non c'è destra contro sinistra ma onesti contro ladri».

Il premier ribatte ai grillini, per i quali se la riforma Boschi fosse in vigore il sindaco di Lodi avrebbe potuto essere senatore. «M5s e Lega usano due pesi e due misure. Parlare di riforma costituzionale in questa vicenda non c'entra niente, è un tentativo di strumentalizzare una vicenda giudiziaria. È molto facile - dice replicando agli attacchi di Salvini - fare battaglia su questo contro altri. Ieri Mantovani è tornato in aula tra la bagarre dopo essere stato indagato per vicende legate a questioni di tangenti e corruzione».

Poi torna a parlare delle prossime elezioni amministrative e delle riforme: "Le amministrative non riguardano il governo, la riforma costituzionale sì. Le riforme sono un elemento chiave della vita del governo, le amministrative no».

«Meno politici, più chiarezza nei poteri delle regioni, un'Italia più semplice: non è la mia riforma ma quella che l'Italia aspettava da 30 anni. Per attaccare il governo si dice di discutere nel merito e io sono per parlarne nel merito. Ma se perdo non resto come i vecchi politici aggrappato alla poltrona. Non sono come i vecchi politici che si mettono il vinavil e che invece di lavorare restano attaccati alla poltrone».

Matteo Renzi rilancia la sfida sul referendum istituzionale. «La percezione che le tasse sono alte è inconfutabile, noi diciamo che le stiamo abbassando, dall' Irap all'Imu all'abbassamento degli incentivi per assumere sono elementi che aiutano e spero che nella legge di stabilità si possano rivedere gli studi di settore».

«Elkann e Marchionne - esemplifica il premier - domani saranno a Palazzo Chigi per presentare la nuova Giulia simbolo dell'Italia che rinasce, domani incontro quelli di Cisco che hanno già fatto investimenti in Campania. C'è una fame di Italia spaventosa, se smettiamo di lamentarci e ci scrolliamo la polvere addosso abbiamo tutto».

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