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Braccio di ferro Ue-Turchia sui migranti: "Stop ai visti o salta patto"

BRUXELLES. È braccio di ferro tra Unione europea e Turchia sulla liberalizzazione dei visti. L'accordo sulla gestione della crisi dei migranti fissa l'esenzione a giugno, a patto però che Ankara soddisfi tutti i requisiti previsti dalle procedure Ue. La prossima relazione sullo stato dell'arte - quella decisiva - è prevista per l'8 maggio, ma il premier Amhet Davutoglu comincia già a mostrare un certo nervosismo e minaccia di far saltare il patto se la Mezzaluna non otterrà ciò che il presidente Erdogan ha già promesso da tempo ai suoi elettori.

«Continuo a credere che avremo la liberalizzazione a giugno. Se non sarà così, allora di certo nessuno potrà aspettarsi che la Turchia mantenga i suoi impegni», ha avvertito Davutoglu prima di partire per Strasburgo, dove ha incontrato Jean-Claude Juncker. Ma il presidente della Commissione europea ha subito risposto nel suo intervento al Consiglio d'Europa: «I criteri non saranno annacquati». E più tardi, a margine, commentando l'incontro col premier turco, Juncker ha negato che ci siano stati toni ostili: «Abbiamo concluso un'intesa. L'accordo è applicato. Non occorre lanciare minacce al vento».

Mentre il portavoce dell'esecutivo comunitario Margaritis Schinas ha invitato ciascuno «a rispettare gli impegni presi». Durante il colloquio Juncker e Davutoglu hanno però discusso anche della necessità di riconoscere le stesse tutele dei siriani anche ai profughi di altre nazionalità. Elemento essenziale per poter procedere con i rimpatri delle migliaia in attesa nei centri delle isole greche dell'Egeo. Il punto era risultato già una questione spinosa durante le trattative per arrivare all'intesa, ma ora Ankara deve mettere in pratica quanto ha firmato, come evidenzia la comunicazione che la Commissione Ue pubblica domani sullo stato di avanzamento dell'attuazione dell'accordo.

Il giudizio generale è che i progressi ci sono e sono sostenuti, ma c'è ancora da fare. La Turchia ha comunicato a Bruxelles il cambiamento della sua legislazione con l'aggiunta di garanzie per i profughi siriani il 12 aprile e nei prossimi giorni i greci dovrebbero aver finito di trattare le prime richieste (appello compreso) di profughi siriani da riaccompagnare in Turchia (domande giudicate inammissibili), dando il via all'applicazione dello 'schema uno a unò (per ogni profugo siriano entrato illegalmente in Ue riaccompagnato in Turchia, uno in attesa nei campi sarà reinsediato in Ue). Dall'entrata in vigore dell'accordo sono infatti solo due i profughi siriani riaccompagnati dalla Grecia, e su base volontaria. E sono in tutto 96 i rifugiati reinsediati in Europa, mentre a marzo Frontex ha aiutato a rimpatriare 325 migranti dalla Grecia.

E mentre le organizzazioni non governative continuano a denunciare le violazioni dei diritti dei migranti nei Paesi anatolico ed ellenico, il governo di Berlino è «preoccupato» per il divieto d'ingresso in Turchia al giornalista tedesco della tv pubblica Swr Volker Schwenk, respinto all'aeroporto di Istanbul. L'episodio avviene a pochi giorni dall'ok di Angela Merkel al processo contro un comico per una satira su Recep Tayyip Erdogan. E la stessa cancelliera nel fine settimana visiterà col presidente del Consiglio Ue Donald Tusk un campo profughi nel sud-est del Paese, a Gaziantep. Intanto il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha incontrato il suo collega tedesco Thomas de Maiziere. Dopo le prime frizioni di ieri sugli eurobond, il capo del Viminale confida nell'alleanza con la Germania, in vista anche del consiglio Affari interni di giovedì a Lussemburgo, dove il ministro ungherese Sandor Pinter arriverà invece col piano in dieci punti 'Schengen 2.0' che punta tutto sul rafforzamento delle frontiere esterne e boccia qualsiasi meccanismo di ricollocamento.

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