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Regeni, Al Sisi: "In Egitto vogliono sbriciolare le istituzioni"

IL CAIRO. "Ciò che avviene in Egitto è un tentativo di spaccare le istituzioni dello Stato, istituzione dopo istituzione": lo ha sostenuto il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi rispondendo a una domanda sul caso di Giulio Regeni nella conferenza stampa congiunta al Cairo con il presidente francese Francois Hollande. "La polizia è attaccata - ha aggiunto Sisi - vengono mosse accuse per far cadere la polizia egiziana. Poi ci sono le accuse mosse alla magistratura, per far cadere la magistratura egiziana. Mettono in dubbio addirittura il Parlamento, che è stato eletto in maniera trasparente", ha sostenuto ancora il presidente egiziano.

"Ho già espresso, a più riprese, le mie condoglianze per la morte del giovane italiano Giulio Regeni e ho detto che siamo sempre pronti a trattare questo caso in piena trasparenza". Lo ha dichiarato il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi nella conferenza stampa congiunta con il capo di Stato francese Francois Hollande al Cairo parlando di Giulio Regeni. "Siamo esposti a forze malvagie che cercano con tutte le loro energie di scuotere la stabilità dell'Egitto e tentano di dare un'impressione non vera su quello che succede in Egitto", ha premesso Sisi ribadendo un concetto espresso mercoledì.

Ci isolano ma il rapporto con l'Italia è buono - "Il tentativo che viene fatto", ha detto il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi al Cairo nella conferenza stampa con il capo di Stato francese Fracois Hollande, è quello di "isolare l'Egitto sul piano arabo ed europeo. Le nostre relazioni con l'Italia e la Francia sono molto buone e privilegiate", ha aggiunto ribadendo, in maniera più esplicita, l'invito rivolto mercoledì agli inquirenti di Ros e Sco a tornare in Egitto per indagare sul caso di Giulio Regeni. "Non possiamo mai dimenticare il sostegno italiano e francese all'Egitto nel momento in cui" il paese attraversava momenti molto difficili", ha detto ancora con implicito riferimento all'anno in cui, era il 2012-2013, furono al potere i Fratelli musulmani poi cacciati da una rivolta popolar-militare guidata proprio da Sisi quando era capo dell'esercito. "Siamo sempre pronti a ricevere gli inquirenti italiani affinchè si assicurino di tutte le misure che attuiamo a questo proposito", ha detto inoltre il presidente.

Intanto il portavoce del ministero degli Esteri egiziano, Ahmed Abou Zeid, in dichiarazioni all'ANSA ha smentito di aver parlato di un importante sviluppo nel caso di Giulio Regeni ma ha confermato che il Cairo chiede di allentare le "pressioni politiche" sul dossier.

Alla richiesta di un commento sull'accuratezza della sintesi fatta dal sito del quotidiano Al Watan sull'intervento telefonico fatto ieri in tv, il portavoce ha detto: "smentisco di aver parlato di un importante sviluppo nel caso". "Ho domandato alla parte italiana di allontanare le pressioni politiche dal caso", ha detto ancora Abu Zeid aggiungendo "è necessario lasciare che gli apparati competenti proseguino la loro missione".

Il sito del quotidiano egiziano Al Watan aveva scritto che "il portavoce del ministero degli Esteri egiziani, Ahmed Abou Zeid, ha affermato che c'è stato un importante sviluppo negli ultimi due giorni" sul dossier di Giulio Regeni, senza fornire dettagli su questo "sviluppo" investigativo ma precisando che il portavoce aveva parlato ieri a una tv.

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