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Sabrina Impacciatore, dark lady in teatro: racconto il potere delle donne - Foto

ROMA. «Il vero potere delle donne? È nella femminilità, nella grazia, in quell'ingegneria psichica e psicologica che le rende così meravigliosamente complesse. Senza bisogno di spogliarsi».

A parlare è Sabrina Impacciatore, alla vigilia del ruolo forse più da dark lady della sua carriera: la «Venere in pelliccia» del pluri-Tony Awards David Ives, che arriva per la prima volta in Italia dopo la versione cinematografica di Roman Polansky.

Diretta e interpretata da Valter Malosti, ha debuttato al Teatro della Fortuna di Fano, per proseguire poi in tournèe tra Toscana, Piemonte e Puglia, atteso a Roma, Firenze e Napoli nella prossima stagione.

«Certe piece, certi incontri ti rincorrono - racconta la Impacciatore - Il testo mi era stato proposto già qualche anno fa. Rifiutai, poi mi accorsi di non averlo capito».

Protagonisti della piece sono Thomas Novachek, regista alla disperata ricerca di un'attrice per la commedia che ha tratto dall'ottocentesco romanzo erotico di Leopold von Sacher-Masoch. E Wanda Jordan, che su tacchi altissimi (i costumi sono di Massimo Cantini Parrini, candidato ai David per «Il racconto dei racconti»), apparentemente inadeguata e fuori parte, alla fine di una giornata di provini lo costringe a un'audizione per il ruolo della sua quasi omonima Wanda von Dunajew.

Sfrontata, ambiziosa, si dimostrerà pronta a qualsiasi metamorfosi pur di ottenere la parte, in un vertiginoso scambio di ruoli, tra vittima e carnefice, seduzione e potere, realtà e romanzo.

«Al centro - prosegue la Impacciatore, presto anche sul set di "Immaturi - La serie" per Canale 5 - è l'arte sopraffina di una donna che con tutte le sue malie riesce ad affermare se stessa e il potere della femminilità. E attraverso questo curioso gioco sado-maso si esplora il mistero della relazione uomo-donna, attore-regista». Ma cosa vuol dire essere un'attrice e donna? «In verità - risponde - io sento di non recitare mai, neanche in scena. Ho un approccio empatico. Mi faccio attraversare violentemente dalle cose della vita, nel bene e nel male, e con la stessa potenza con cui le ricevo poi le restituisco. Quanto all'essere donna - prosegue - spero di aver imparato da mia mamma Pachita: ha sedotto mio padre per 40 anni e ancora oggi lui è completamente innamorato».

Ma nella piece colpisce la figura di Wanda von Dunajew, personaggio del romanzo di Sacher-Masoch ispirato alla scrittrice Fanny Pistor, con cui stipulò un vero contratto erotico: lui schiavo, lei vestita di pelliccia. «Una 'fermmina' - dice la Impacciatore - che afferma il suo potere con sorprendente lucentezza. Sono contenta di portare il testo in Italia. Non sono femminista, anzi, ma le donne hanno una complessità e una funzione sociale che la nostra cultura raramente riesce a rappresentare e della quale, purtroppo, siamo poco consapevoli. Siamo talmente intrisi di un maschilismo endemico da non accorgercene più. Lo vediamo nel confronto con altri paesi: in Francia in tv le donne sono vestitissime, perchè non hanno bisogno di scoprirsi per affermarsi. Ma penso anche al dramma dei femminicidi - conclude - Quegli assassini sono tutti figli di donne. Ma se cresci un ragazzo screditando il femminile, se lo educhi, anche incosciamente, al non rispetto, se gli lasci credere che una donna possa essere sua proprietà, cosa diventerà domani quell'uomo?».

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