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Fratelli Vanzina: i nostri 40 anni di cinema insieme

CORTINA D'AMPEZZO. Quarant'anni di cinema insieme, per oltre sessanta film (contando anche quelli solo come sceneggiatori), da Luna di miele in tre (1976) al prossimo Miami Beach in uscita a giugno. Li festeggiano Carlo e Enrico Vanzina, premiati dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici nella serata finale dell'11esima edizione di Cortinametraggio, festival dedicato a corti comedy, webseries e booktrailers.

«Lavorando non pensi alle date, il tempo passa in un soffio - spiega Carlo Vanzina, che scrive i film con il fratello Enrico, e ne è anche regista -. Ma siamo ancora qui. Questi sono i nostri primi 40 anni, speriamo ce ne siano altri 40», dice sorridendo.

Il lavoro di regista, Carlo, classe 1951 (Enrico è del 1949) l'ha fatto sempre «con grande passione e modestia. Non mi sono mai nè lodato nè sbrodato. È un insegnamento che mi ha dato mio padre (Stefano Vanzina in arte Steno, uno dei maestri della commedia all'italiana), che di film ne ha fatti quasi 80. L'importante è avere la sensazione di aver fatto qualcosa che resterà e questo lo sento dall'affetto della gente, che mi ringrazia per averli fatti ridere».

Nel loro percorso I fratelli Vanzina hanno lanciato stili di commedia (come i primi cinepanettoni 'vacanzieri') e nuovi attori, lavorato con con divi italiani e internazionali e si sono messi alla prova anche in altri generi. Fra i titoli, Eccezzziunale... veramente, Sapore di mare, Vacanze di Natale, Vacanze in America, Sotto il vestito niente, Tre colonne in cronaca, S.P.Q.R, Il pranzo della domenica, Ex: Amici come prima.

Crescendo sui set «la passione per il cinema è stata istantanea». La prima gavetta, Carlo l'ha fatta come assistente alla regia di Mario Monicelli: «Era un amico di famiglia, ma fu durissimo con me, non voleva favoritismi». La divisione dei compiti con il fratello Enrico è venuta naturalmente: «Lui voleva fare lo scrittore, sembrava normale facesse una carriera
di penna. Poi Enrico ha poca pazienza, e fare il regista comprende anche momenti noiosi».

Il filone delle commedie corali 'vacanziere' è nato con Sapore di sale, «per cui abbiamo attinto anche a ricordi personali. Ci veniva facile, ma pensavamo sarebbe stato uno sfizio isolato. Da lì invece è nato il sodalizio con Aurelio de Laurentiis. Quando ci siamo stancati di quel genere abbiamo ceduto il testimone a Enrico Oldoini e a Neri Parenti che l'hanno portato avanti bene. Ora forse è un pò logoro». Resta però l'amore per i film 'in trasferta': «Ho l'impressione che mi vengano quasi meglio, c'è una leggerezza diversa».

Il divo più capriccioso? «Faye Dunaway, ne La partita. Era sempre in ritardo e durante la pausa di Ferragosto, fece venire da Los Angeles, a spese della produzione, un maestro d'armi per allenarsi in una scena con una spada giapponese, e la sua parrucchiera personale».

Vanzina tuttavia è convinto, al contrario di Monicelli, che il modo migliore di trattare con gli attori sia coccolarli: «sono come dei bambini, bisogna andargli dietro, capire le loro idiosincrasie. Così daranno il meglio».

Per lui «non ha senso parlare di nuove comicità, le cose che fanno ridere sono sempre un pò le stesse, come l'equivoco, la fame, le corna... l'importante è attualizzare i meccanismi».

Il nuovo film, Miami beach, con, fra gli altri, Max Tortora, Paola Minaccioni, Ricky Memphis, Emanuele Propizio e Neva Leoni, «pensato per l'uscita estiva è molto leggero e disimpegnato, ha una componente molto forte sui ragazzi, spero possano riconoscersi».

Infine, come vede la campagna politica a Roma? «Mi confonde, sembra che tutti ne facciano una questione di ego politico. Secondo me il cittadino lo avverte e voterà la persona che dimostri di pensare veramente alla città e non al politico che lo sponsorizza».

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