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Eni avvia la produzione di Goliat, il primo pozzo ad olio nell'Artico

Dopo una serie di rinvii, legati anche a problemi autorizzativi in Norvegia che hanno comportato un notevole aumento dei costi, il gruppo italiano riesce ad estrarre il primo olio da quello che attualmente è il giacimento offshore più a Nord del mondo

ROMA. "Una pietra miliare per l'industria della Norvegia". Non usa mezzi termini il responsabile della comunicazione di Eni nel Paese nordico, Andreas Wulff, per esprimere, parlando con la stampa locale, l'importanza dell'avvio della produzione di Goliat, il maxi-giacimento ad olio nel Mare di Barents, al largo delle coste della Norvegia. Dopo una serie di rinvii, legati anche a problemi autorizzativi in Norvegia che hanno comportato un notevole aumento dei costi, il gruppo italiano riesce ad estrarre il primo olio da quello che attualmente è il giacimento offshore più a Nord del mondo.

Si trova nel Mare Artico, anche se in una zona priva di ghiacci, ed è stato sviluppato attraverso la più grande e sofisticata unità galleggiante di produzione e stoccaggio al mondo, che ha una capacità di un milione di barili di olio e che è stata costruita con le più avanzate tecnologie per affrontare le difficoltà tecnico-ambientali legate all'operatività in questo specifico ambiente. Si tratta di un colosso da 64.000 tonnellate, studiato appositamente per resistere alle intemperie artiche. Ma arriva con almeno due anni di ritardo sulla tabella di marcia e con un costo vicino ai 6 miliardi di dollari che supera le prime stime formulate dal gruppo, intorno ai 4 miliardi di dollari.

L'avvio della produzione conferma la volontà di Eni di credere nella possibilità di estrarre petrolio in modo redditizio anche in luoghi proibitivi e con quotazioni del greggio molto ridotte. Secondo alcuni analisti, l'olio di Barents diventerebbe conveniente solo con un prezzo di mercato del petrolio intorno agli 80 dollari, contro gli attuali 40. Non a caso il progetto è nel mirino di Greenpeace che lo ha definito "un inutile monumento, economicamente insostenibile". Non la pensa invece così il gruppo italiano, secondo il quale l'avvio di Goliat "rappresenta una tappa importante nel piano di crescita di Eni e contribuirà in modo significativo alla generazione di cash flow". Non solo, secondo le stime del cane a sei zampe, il punto di pareggio si aggira poco sotto i 50 dollari al barile, quindi ampiamente nel range di mercato. Secondo le stime, inoltre, il maxi-giacimento contiene riserve pari a 180 milioni di barili di olio e permetterà una produzione giornaliera di 100.000 barili di olio, di cui 65.000 in quota Eni. Complessivamente, secondo il cane a sei zampe, nell'arco di 15 anni di attività si potranno estrarre fino a tutti i 180 milioni di barili di olio e 8 miliardi di metri cubi di gas.

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