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Stangata su Sicilia e-Servizi, Crocetta:
va verificato se esiste una maggioranza

Norma sui testimoni di giustizia, scoppia la polemica

PALERMO.  Sicilia e-Servizi perde il monopolio informatico e Crocetta, dopo l'approvazione della norma in finanziaria all'Ars che il governo voleva sopprimere commenta: "Non considero aspetti secondari le questioni che riguardano Sicilia e-Servizi e Riscossione Sicilia. Occorre verificare se esista veramente una maggioranza per governare all'insegna della trasparenza e senza cedere alle lobbies".

La norma mette a rischio il futuro di Sicilia e-servizi perchè apre agli affidamenti ai privati. "Potersi avvalere dei privati per i servizi informatici non significa che lo faremo - dice il governatore -. Aldilà della norma approvata in finanziaria, col governo contrario perché voleva sopprimerla, l'amministrazione regionale farà una precisa direttiva, su delibera di giunta, per sostenere la gestione pubblica di Sicilia e-Servizi". Crocetta conferma la sua fiducia personale "e quella dell'intero governo al management di Sicilia e-Servizi che ha fatto un grande lavoro di spending review. Nessuno può pensare che attraverso una norma si possano favorire lobbies e interessi privati - aggiunge Crocetta - La norma approvata non sopprime, per essere chiari, Sicilia e-Servizi, perché questa società è considerata strategica dalla Regione il cui obiettivo è valorizzarla".

Il presidente della Regione in queste ore sta cercando di risolvere anche la questione Riscossione Sicilia: gli emendamenti ancora in discussione prevedono la liquidazione della società guidata da Antonio Fiumefreddo col passaggio delle quote e del personale a Equitalia.
"Rinnovo l'appello per salvare Riscossione Sicilia. Dopo i tentativi di privatizzare Sicilia e-servizi, sarebbe un segnale terribile privare la Regione del suo servizio di riscossione dei tributi e sarebbe la vittoria delle lobbies". Così il governatore Rosario Crocetta conversando con l'Ansa.

E, intanto, esplode anche la protesta dei testimoni di giustizia. Ieri l'Assemblea regionale siciliana, che approvato nel 2014 una legge che prevede l'assunzione dei testimoni di giustizia nella pubblica amministrazione, ha previsto per quest'anno l'assunzione di altri 9 testimoni di giustizia, ha autorizzato per il 2017 la spesa di 510 mila euro per gli stipendi ai testimoni di giustizia e 290 mila euro per il triennio 2016-2018. Complessivamente la Regione Siciliana ha già assunto 26 testimoni ma 16 di questi sono stati impiegati presso gli uffici di Roma della Regione Siciliana. Da tempo queste persone, e per loro l'Associazione nazionale testimoni di giustizia, chiedono di poter lavorare presso le Regioni in cui si trovano, spesso spostati per motivi di protezione.

Tra l'altro qualcuno fa notare che l'arrivo di tanti nuovi dipendenti ha creato un forte "sovraffollamento" negli uffici della Regione Siciliana a Roma e timori per la sicurezza da parte di qualche ex dipendente. Un emendamento all'articolo della Finanziaria regionale in discussione in questi giorni all'Ars sul finanziamento della legge per il lavoro ai testimoni di giustizia, doveva assicurare questi distacchi, ma non è stato accolto. Di qui la protesta dei testimoni di giustizia. "Siamo confusi e gravemente amareggiati da questa vicenda e da come la si sta gestendo", scrive oggi l'Associazione nazionale testimoni di giustizia, presieduta da Ignazio Cutrò.

"Eravamo stati rassicurati sull'approvazione della norma che prevedeva il nostro distacco dalla sede assegnata per gravi motivi di sicurezza. Il governo è al corrente che non possiamo stare un giorno di più nella sede romana della Regione a meno di non voler inaugurare una nuova forma di vittime di mafia con l'aggravante della perdurante inadempienza e incoscienza".

Il presidente dell'Associazione Cutrò rinnova l'appello al presidente della Regione Crocetta e alle forze politiche siciliane ad assumersi tutta la responsabilità "basta alibi, basta politica fatta di pressapochismo. Gravi segnali giungono dagli ambienti mafiosi e temiamo seriamente per la nostra vita. Affidiamo alla più alta carica dello Stato, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, questo nostro disperato appello". "Faccio mia l'amarezza dei testimoni di giustizia siciliani: il presidente Crocetta chiarisca al più presto", chiede anche il deputato Pd Davide Mattiello, che in Commissione Antimafia coordina il gruppo di lavoro sui testimoni di giustizia, i collaboratori e le vittime di mafia. Mattiello sottolinea come la situazione di questi testimoni è "pericolosa e dannosa".

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