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Napolitano: no allo spettro del complotto sul governo

ROMA. Sull'Europa «credo sia condivisa l'esigenza di un 'cambio di passo', di una decisa accelerazione, senza equivoci circa la sostanza, nel perseguire obiettivi come quelli indicati dai 'cinque Presidentì e dalla Commissione. Che poi ci possano essere, tra quanti convergono sull'essenziale, diversità di vedute su contenuti da proporre, su comportamenti da tenere per conseguire risultati, su alleanze da coltivare, dovrebbe considerarsi del tutto normale nell'ambito di qualsiasi corretto e schietto confronto. Senza che per questo qualcuno debba essere sospettato di tendenze all'autodenigrazione, come italiano, o di cospirazione con lo straniero, e senza che qualcun altro debba agitare lo spettro del complotto, magari riecheggiando la screditatissima montatura sul 'complotto del
2011'». Lo scrive l'ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in una lettera alla Stampa.

«Sulle vicende europee mi sono espresso in modo inequivocabile. Sono convinto che quanti in Italia, nel governo, in Parlamento e fuori, credano nell'integrazione e unità dell'Europa e in una sua unione sempre più stretta nell'area dell'Euro, convergono innanzitutto nel giudicare gravemente preoccupante lo stato dell'Unione, la crisi dei suoi fondamenti ideali, e di sue politiche fondamentali, da quella migratoria a quella economica», scrive Napolitano.

«Quel giudizio gravemente preoccupato non è l'esclusiva di nessuno - non ci sono, tra gli europeisti, beoti laudatori del presente», evidenzia Napolitano. «E al di là di ciò, non si può che convergere sulla necessità di cambiamenti negli indirizzi e nelle istituzioni dell'Unione, in campi ben definiti e sulla base di serie proposte e conseguenti intese, pur partendo dalla difesa di grandi conquiste del passato come la Convenzione di Schengen a presidio della libertà di circolazione delle persone».

«Del tutto fuorviante - conclude Napolitano - è dunque la contrapposizione tra una visione europea 'trattativistà e una visione 'ribelle' o, per così dire, bellicosa, ovvero tra un 'establishment europeistà dai contorni indeterminati e un gruppo di (capi di governo?) irregolari».

 

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