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Coldiretti: il business delle Agromafie supera i 16 miliardi nel 2015. Il primato va alla Sicilia

È quanto è emerso nel quarto Rapporto sui crimini agroalimentari in Italia Eurispes-Coldiretti e Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare

ROMA.  Associazione per delinquere di stampo mafioso e camorristico, concorso in associazione mafiosa, truffa, estorsione, porto illegale di armi da fuoco, riciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, contraffazione di marchi. Sono queste le tipologie di illeciti riscontrate con più frequenza da parte delle organizzazioni criminali nel settore agroalimentare, con il business delle Agromafie che ha superato i 16 miliardi di euro del 2015.

Sia dal punto di vista dei beni confiscati che per le aziende, la Sicilia risulta essere in testa. Dai dati dell’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la Destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata, infatti, emerge che il totale complessivo degli immobili confiscati al 30/09/2015 ammonta a 17.577 unità. Tra questi, 9.310 immobili destinati, 7.955 in gestione e 312 usciti dalla gestione. I beni confiscati risultano numerosi soprattutto nelle regioni in cui è più radicata la presenza delle mafie, con un netto primato della Sicilia (6.916 immobili, più della metà dei quali destinati). Seguono la Campania (2.582) e la Calabria (2.449); quarta la Puglia (1.665), quinta la Lombardia (1.266), sesto il Lazio (1.170).

Per quanto riguarda le aziende, si contano 771 beni destinati, 1.550 in gestione, 866 usciti dalla gestione, per un totale di 3.187. Anche per le aziende, la concentrazione dei beni si evidenzia particolarmente in Sicilia (1.148): al secondo posto la Campania con 632, al terzo il Lazio con 410; seguono la Calabria con 315 e la Lombardia con 286.

È quanto è emerso nel quarto Rapporto sui crimini agroalimentari in Italia Eurispes-Coldiretti e Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare. Per raggiungere l'obiettivo i clan ricorrono a tutte le tipologie di reato tradizionali, usura, racket estorsivo e abusivismo edilizio, ma anche a furti di attrezzature e mezzi agricoli, abigeato e macellazioni clandestine. Gli aspetti patologici dell'indotto agroalimentare, come la lievitazione dei prezzi di frutta e verdura fino a quattro volte nella filiera, secondo l'analisi della Direzione Investigativa Antimafia, sono la conseguenza non solo dell'effetto dei monopoli ma anche delle distorsioni dovute alle infiltrazioni della malavita nelle attività di intermediazione e trasporto.

Ma il Rapporto mette in risalto anche un efficace sistema di controlli per combattere le agromafie dal campo allo scaffale, con oltre 100 mila effettuati nel 2015. Il valore totale dei sequestri è stato di 436 milioni di euro, di cui il 24% nella ristorazione, il 18% nel settore della carne e salumi, l'11% in quello delle farine, del pane e della pasta. Nel 2015 sono stati chiuse dai Nas 1.035 strutture del sistema agroalimentare con il sequestro di 25,2 milioni di prodotti alimentari adulterati, contraffatti, senza le adeguate garanzie qualitative o sanitarie o carenze nell'etichettatura e nella rintracciabilità. Dai 38.786 controlli effettuati dai Nas nell'ultimo anno sono emerse non conformità in un caso su tre (32%).

"E’ il controllo del territorio che garantisce il riscatto di una Regione dove  la criminalità ha un impatto molto elevato". Lo affermano il presidente e il direttore Coldiretti Sicilia, Alessandro Chiarelli e Prisco Lucio Sorbo commentando la classifica. "L'emersione di questi dati - aggiungono - è garantita solo dall'azione costante sul territorio che   fotografa un sistema che colpisce soprattutto il settore agricolo dove la criminalità continua a perpetrare azioni che vanno dall’abigeato al furto di mezzi e del raccolto per arrivare al caporalato".

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