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Tumori, in Sicilia 22 mila nuovi casi ogni anno

Nell’Isola 138 mila i pazienti in cura, pari al 2,7 % della popolazione e sotto la media nazionale del 3. Nel prossimo quinquennio incremento di 17 mila casi

PALERMO. «In Italia, si vive o si muore di tumore a seconda della regione in cui si risiede. E ci si domanda se dobbiamo essere tutti uguali davanti al cancro, o solo davanti all’aspirina». La frase di Emilia Grazia De Biasi, presidente della Commissione Sanità del Senato, risuona amara nella ricca sede della biblioteca «Spadolini» del Senato, dove si è tenuto un dibattito su come sostenere l’alto costo dei farmaci oncologici innovativi e dispensarli ai cittadini in egual misura, al nord, al centro e al sud.
Le nuove molecole stanno salvando moltissime vite, ma stanno anche portando fuori controllo la spesa farmaceutica ospedaliera. Cosa fare, in un Paese in cui vengono diagnosticati, ogni 24 ore, ben 40 casi di tumore maligno, con un’incidenza sempre più in aumento?

Solo in Sicilia, secondo dati dell’Osservatorio epidemiologico regionale, ogni anno, si hanno circa 22.000 nuovi casi di cancro, più negli uomini che nelle donne, mentre 138.000 sono i pazienti in cura, pari al 2,7% della popolazione dell’Isola, valore al di sotto della media nazionale (3%).

Anche la mortalità è minore del dato nazionale, ma si stima che nel prossimo quinquennio, in Sicilia, ci sarà un incremento di tumori maligni di quasi 17.000 casi.
La frase della senatrice De Biasi, è riferita a quelle che vengono definite «20 sanità diverse», una per ogni Regione, con bilanci, approcci, organizzazioni, diversi.
Di fatto – è stato detto - il federalismo sanitario si sta dimostrando un handicap. E Enzo Chilelli, direttore generale di «Federsanità Anci», la confederazione che annovera aziende sanitarie locali e ospedaliere, parla di «cantiere federalista» che si stenta a chiudere e della necessità di un governo unico nell’ambito di un settore nel quale si decide tra la vita e la morte.
Angelo del Favero, direttore dell’Istituto superiore di sanità, ricorda che i farmaci innovativi sono i nuovi protagonisti delle terapie, soprattutto in campo oncologico e riporta il concetto espresso dall’Organizzazione mondiale della sanità: il prezzo dei nuovi farmaci dovrebbe essere legato al loro valore aggiunto, rispetto ai trattamenti disponibili. E Francesco De Lorenzo, presidente dell’«Associazione malati di cancro», osserva come lungaggini, tutte italiane, a livello centrale e locale, penalizzino non solo pazienti italiani in confronto a quelli di altri Stati europei, ma anche, all’interno, da regione a regione.
Nicoletta Luppi, presidente e amministratore delegato di MSD Italia, lancia una proposta: in via sperimentale, scorporare dalla spesa farmaceutica ospedaliera voci come quelle sui farmaci innovativi oncologici e sulle malattie del sistema nervoso centrale.
«La Regione Siciliana è stata sollecita nell’introduzione di molecole innovative. Purtroppo, la rete oncologica è stata deliberata, ma non ancora applicata», commenta Roberto Bordonaro, direttore dell’oncologia medica dell’Arnas Garibaldi-Nesima di Catania.
«Siamo consapevoli della situazione della rete oncologica - rispondono dall’assessorato regionale della Salute – contiamo di attivarla prima dell’estate».
«In molti tumori, con i farmaci innovativi abbiamo sopravvivenze prima impensabili. Hanno dei costi è vero, ma finora nessuno ci ha bloccato», dice il direttore dell’oncologia medica del Policlinico di Palermo.

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