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Virus Zika e Olimpiadi, atleti americani valutano rinuncia a partire

NEW YORK. Da Rio e da Brasilia si ostenta sicurezza, ma di giorno in giorno cresce l'allarme per la diffusione del virus Zika quando mancano meno di sei mesi dalla cerimonia di apertura dei Giochi 2016. In particolare, negli Usa la questione viene presa molto sul serio. Se il presidente Obama ha annunciato che chiederà al Congresso 1,8 miliardi di dollari per combattere il virus, il Comitato olimpico (Usoc), in una riunione con i vertici delle federazioni sportive, avrebbe dato indicazione che gli atleti preoccupati per la loro salute dovrebbero valutare la rinuncia a partecipare alle Olimpiadi. Una indiscrezione non confermata ufficialmente, e in alcuni siti Usa sarebbe stata smentita, ma del tema si è parlato anche alla casa Bianca.

«È una decisione personale», ha affermato in proposito il direttore della divisione per le malattie infettive dell'Istituto Nazionale per la salute americano, Anthony Fauci, durante il briefing giornaliero della Casa Bianca. Non solo negli Usa c'è attenzione, anche perchè tra pochi giorni proprio a Rio, dal 19 al 24 febbraio, è in programma - all'Acquatic Centre, struttura all'aperto che ad agosto ospiterà le Olimpiadi - la Coppa del Mondo di tuffi che qualificherà ai Giochi. Un evento che, nel pieno della epidemia, vedrà una grande partecipazione in quanto sono in palio ben 136 carte olimpiche per le prove individuali maschile e femminile e per quelle sincronizzate.

Dall'Italia partiranno nove atleti, tra i quali Tania Cagnotto e Francesca Dallapè. Il Coni da tempo lavora sul tema Zika, seguendo una linea di condotta precisa: niente allarmismi ma serve prevenzione. Il Comitato olimpico guidato da Giovanni Malagò opera a stretto contatto con l'istituto di epidemiologia dello Spallanzani di Roma.  Come in Italia, anche negli Usa «si sta monitorando la situazione con le autorità sanitarie e in contatto costante» con il Comitato olimpico internazionale (Cio), gli organizzatori di Rio 2016 e l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ha fatto sapere a 'Timè Patrick Sandusky, uno dei portavoce dell'Usoc. «Stiamo anche lavorando con specialisti delle malattie infettive ed esperti in malattie tropicali» ha aggiunto, assicurando come si stia «compiendo ogni passo per garantire che le nostre delegazioni siano consapevoli delle raccomandazioni delle autorità sanitarie riguardo al viaggio in Brasile».

L'attenzione è rivolta ovviamente soprattutto alle donne, dato che gli effetti più gravi del virus finora si sono avuti sui nascituri. «Una delle cose che è stata detta» nella riunione del comitato olimpico Usa con le varie federazioni «è che le donne che potrebbero essere incinta o che pensano di volerlo restare non dovrebbero andare» ha fatto sapere un ex atleta olimpico che ha partecipato alla conference call. I dubbi e le paure, in questi mesi di avvicinamento ai Giochi, non mancheranno.

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