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Djokovic solito cannibale, suo l'Australian Open: Murray battuto

MELBOURNE. Nole sesto, re d'Australia, continua la sua marcia trionfale. Sempre più numero 1 del mondo, Djokovic ha sconfitto Andy Murray per la quinta volta in cinque finali degli Australian Open e si è assicurato (alla sesta finale) il sesto titolo a Melbourne - eguagliando il record di una leggenda del tennis come Emerson -, l'11/o in un torneo Slam, il 61/o in totale in carriera. E mentre il vincitore ancora festeggiava con la coppa in mano, lo sconfitto si precipitava in aeroporto a prendere il primo aereo per Londra, dove la moglie Kim è in attesa, a giorni, del loro primo figlio.

Se la finale femminile, ieri, aveva sovvertito il pronostico, con l'affermazione della tedesca Kerber - che ha ricevuto le congratulazioni della cancelliera Merkel («ha vinto con coraggio e nervi d'acciaio») - sulla favoritissima numero 1 Serena Williams, quella maschile lo ha rispettato. 'Terminator' Djokovic ha battuto il numero 2 Murray per 6-1 7-5 7-6 (3), in 2h53' (l'anno scorso aveva avuto bisogno di un set in più), portando a 22-9 il bilancio delle loro sfide, a 10-1 quello delle ultime. È partito a razzo, il 28enne serbo, troppo forte oggi per Murray (e probabilmente per chiunque altro). Sul 2-0, dopo uno splendido lob, un tifoso gli ha gridato: «Dagli una chance, Novak!». Ma Novak non gli ha dato retta ed è volato sul 5-0, chiudendo poi il set 6-1. Più combattuta, e nervosa, la seconda frazione, con un inatteso break per il serbo sul 4-4 e un altro, decisivo, nell'11/o game. Terzo set equilibrato, con tie break finale. Nole si è portato 6-1, Andy ha recuperato due punti ma due doppi falli gli sono stati fatali: il belgradese ha chiuso l'incontro con un ace, il settimo (12 quelli di Murray), al terzo match point. Si è inginocchato e ha baciato il cemento della Rod Laver Arena, prima di abbracciare il suo allenatore, Boris Becker.

«Non ho mai visto tanta folla e tanto amore», ha detto,  intervistato a bordo campo, mentre centinaia di connazionali, molti con bandiere serbe, lo acclamavano. «È una sensazione incredibile, soprattutto perchè stasera ho fatto la storia eguagliando il record di Roy Emerson di sei Australian Open», ha spiegato. Ma non ha mancato di tributare l'onore delle armi al coetaneo sconfitto: «Prima di tutto devo rendere omaggio a Andy e al suo team. Poi, rivolto a lui: »Sei un grande campione, un grande amico, intensamente dedito a questo sport. Sono sicuro che in futuro avrai molte opportunità«.  »Sono state settimane dure per me fuori dal campo«, gli ha fatto eco Murray, che, oltre a quella per la moglie in attesa, ha avuto un'altra preoccupazione: il suocero, Nigel Sears, è stato ricoverato in ospedale a Melbourne in seguito a un malore accusato durante un match della serba Ana Ivanovic, di cui è coach. È stato poi dimesso ed è rientrato a Londra.  Lo scozzese ha ringraziato il suo team, prima di rivolgersi a Kim. »Sei stata una leggenda nelle ultime due settimane, grazie davvero per tutto il tuo appoggio«, ha detto, con gli occhi lucidi. »Sarò sul prossimo volo per tornare a casa«, ha assicurato. Lo ha ribadito durante la conferenza stampa, abbreviata per permettergli di correre in aeroporto (per ogni evenienza, casomai il bebè avesse anticipato i tempi, aveva prenotato un posto su tutti i voli per Londra negli ultimi cinque giorni). »Indipendentemente dal risultato di oggi, è stata dura. Voglio solo andare a casa«, ha sottolineato. Ancora a bocca asciutta quanto ad Australian Open, ma con un premio più importante in arrivo.

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