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Giù il prezzo del petrolio ma non la benzina, Sunseri: "L'economia e i suoi misteri"

Il mondo è veramente cambiato. Quarant’anni fa un calo del 70% del prezzo del petrolio avrebbe mandato alle stelle la produzione industriale e fatto correre l’economia. Oggi invece viene vissuto come un lutto dalle Borse. A protestare sono i consumatori, soprattutto gli automobilisti che vedono pochi benefici alla pompa di benzina. Che cosa è successo? Come mai il barile che crolla da 100 dollari a meno di trenta non entusiasma ma suscita anzi qualche preoccupazione?

La differenza tra allora e oggi si chiama globalizzazione. Negli anni ’70 c’era ancora il Muro di Berlino, l’Unione Sovietica era il potenziale nemico e in Cina mangiavano ancora riso. Le economie nazionali erano difese da robuste frontiere e la Cee era solo un’area di libero scambio. Di quel mondo non c’è più nulla. Berlino è tornata la capitale di una grande nazione industriale. Al posto dell’Urss c’è la Russia e l’avanzata del capitalismo in Cina rappresenta il motore dell’economia planetaria. L’Europa, attraverso l’euro, cerca l’Unione degli Stati. Il resto l’ha fatto la tecnologia (avete presente internet e i telefonini?).
Mai visto nella storia dell’economia mondiale un cambiamento tanto rapido in un tempo così contenuto. Poteva il petrolio restare quello di prima? Certo è sempre il combustibile che muove il mondo ma non è più l’unico. In alcuni settori, come la produzione elettrica, è praticamente scomparso sostituito dal gas, dall’atomo e dalle rinnovabili. Le petro-economie (a cominciare dalla Russia) con il barile a cento dollari compravano compulsivamente beni e servizi occidentali (dalle scarpe alle squadre di calcio).

Oggi tornano a impoverirsi. L’Opec da monopolio arrogante si è trasformato nello specchio di un mondo islamico attraversato da guerre e terrorismo. Soprattutto c’è stato un cambiamento che equivale ad aver debellato un’epidemia che ogni anno provocava milioni di morti: è scomparso il virus dell’inflazione. Chi l’avrebbe mai detto ricordando i tempi in cui in Italia i prezzi salivano del 20% l’anno? In un mondo che ha spento l’inflazione come fosse il vaiolo o la poliomelite, la variazione del prezzo del petrolio perde gran parte dei suoi effetti collaterali. Anche alla pompa dove, però, il pieno continua a costare caro. Ma in questo caso la responsabilità è dello Stato italiano non dei petrolieri. Se il prezzo del barile scende del 70% ma la tassazione sale del 40% è chiaro che alla fine i conti non tornano. Il calo alla pompa sarà per forza inferiore alle attese.

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