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Reato di clandestinità, Vicari: "Non si può abrogare"

PALERMO. «Il reato di immigrazione clandestina va riformato ma non può essere abrogato senza soluzioni alternative. Auspico la collaborazione con le Procure e l’Associazione dei magistrati per rendere più efficace la norma ed evitare che si ingolfino gli uffici giudiziari. Fino a quando non sapremo come agire, però, il reato non si dovrà depenalizzare o rischiamo che la soluzione sia più dannosa del problema». Lo afferma Simona Vicari, sottosegretario allo Sviluppo economico ed esponente di Ncd. Il ministro Angelino Alfano ha spiegato che al momento il reato non si può cancellare perchè la gente non capirebbe. Il capo della polizia, Alessandro Pansa, ha replicato sostenendo che in realtà il reato intasa le procure e penalizza le indagini.

Senatrice Vicari, qual è la sua posizione sul tema?
«Oggi non si può depenalizzare il reato di clandestinità, la gente non capirebbe perchè c’è un problema di sicurezza generale. È di questi giorni la notizia della violenza sulle donne a Colonia, l’Isis è un pericolo che ci riguarda da vicino, per cui la gente interpreterebbe in chiave negativa l’abolizione del reato».

Oggi però per questo reato è prevista solo un’ammenda che tra l’altro quasi mai viene pagata. Cosa bisogna fare?
«Il principio va sicuramente salvaguardato e riformato, ma non abrogato. Bisogna renderlo più duro, nel senso che va reso più concreto, efficace. Non è sufficiente la semplice sanzione, questo è chiaro. Il punto di partenza deve essere quello di agganciare il reato alla lotta contro gli scafisti. In questa filiera della clandestinità non c’è traccia di questo passaggio, di quello che commettono gli scafisti. È qui che bisogna intervenire energicamente».

Qual è il primo passo da compiere?
«Credo sia opportuno assieme alle Procure studiare soluzioni operative. Comprendo anche le legittime critiche dell’Anm, per cui credo che anche coi magistrati dovremmo parlare della possibilità e del come riformare il reato».

Crede che il rinvio del governo sia legato alle pressioni politiche dell’opposizione e soprattutto della Lega?
«Non è una questione politica, se ci fosse stata una proposta riformatrice non ci sarebbe stato motivo di dire no. Abrogare senza alternativa sarebbe un errore. Quando si troverà una soluzione alternativa, allora potremo riparlarne».

L’Ue però ha bocciato il reato e ha chiesto di cambiarlo.
«La soluzione però è riformarlo e renderlo più concreto. L’abolizione significherebbe mettere la testa sotto la sabbia perchè il problema resterebbe. Dobbiamo evitare che la soluzione sia più dannosa del problema».

I numeri sulla sicurezza non sono allarmanti, eppure Alfano sostiene che c’è un problema di percezione da parte della gente.
«Dai numeri su delitti e reati vari emerge come l’Italia quest’anno abbia raggiunto il livello più basso in assoluto della storia d’Italia. Probabilmente però la percezione è distorta da tutta una serie di fattori, a cominciare come detto dal clima di paura legato al terrorismo internazionale, all’Isis».

Il capo della Polizia, Pansa, ha detto che l’abolizione del reato sarebbe un segnale per il Paese, dimostrerebbe che gestiamo il fenomeno con umanità e correttezza. Che ne pensa?
«Tutto dipende sempre dalle nostre coscienze. Spero sempre che l’accoglienza sia il sentimento che prevalga, l’importante però è che il vero messaggio che passi sia quello del rispetto delle regole nel Paese in cui gli immigrati si trovano. Dobbiamo difendere la nostra storia e la nostra identità. Penso alla questione dei crocifissi tolti dalle aule delle scuole, è inconcepibile che avvenga perchè questa è la nostra storia e solo difendendola l’integrazione potrà essere reale».

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