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L'ex moglie di Pino Daniele: non riesco più ad ascoltare le sue canzoni

ROMA. «È passato un anno lungo un giorno. Per noi è come se Pino se ne fosse andato ieri. Quelle emozioni devastanti non passano mai. Ci abituiamo solo a conviverci in modo diverso»: così, nel primo anniversario dalla sua morte improvvisa, la moglie Fabiola Sciabbarrasi ricorda Pino Daniele, padre dei suoi tre figli Francesco, 10 anni, Sofia, 14, e Sara, 19.

«Il modo migliore per tenere viva la sua memoria è evitare ogni tipo di faida e far parlare solo la sua straordinaria musica», dice.

Ma, a differenza dei tantissimi fan, lei non ha mai ascoltato un disco di Pino Daniele in tutti questi giorni. «Non riesco più a sentire le sue canzoni», confessa, spiegando le enormi difficoltà incontrate nel rimettere insieme i pezzi di una vita attraversando molte fasi di tormento «per le parole non dette, i sorrisi non dati, le lacrime non versate» e tutto quello che poteva essere e non è stato, con l'aggravante di una morte improvvisa che lascia ancora più amarezza, visto che, tra l'altro, le loro vite si erano divise da qualche tempo dopo oltre vent'anni insieme.

«Non avrei mai immaginato che Pino non avrebbe visto crescere i suoi figli», dice Fabiola, che ritrova il sorriso parlando del più piccolo, Francesco, che «rivela una maturità ed un equilibrio straordinari per un bambino della sua età». La morte di Pino è un pensiero costante in famiglia. «Natale non è più Natale e le feste passano con un'eco forte di dolore. Ma Francesco - racconta la mamma - ci insegna come gestirlo. È l'ometto di casa. Quando vede un cedimento nelle donne, è lui a porgere il suo braccio per sostenere me e le sorelle. Mi interrogo spesso sull'entità del dolore che può provare un bambino e sulla sua naturale capacità di elaborarlo e metabolizzarlo. Fin dal primo momento mi ripete: 'Non ti preoccupare, ci sono io'. Mi fa una tenerezza estrema».

Anche se la vita «deve andare avanti» provando «a cercare sempre il sole», Fabiola non riesce a farsene una ragione perchè, sottolinea, «una ragione non c'è», ed è l'unico vago riferimento a quella tragica notte in cui, dopo la folle corsa in auto dalla villa di Magliano in Maremma all'ospedale Sant'Eugenio di Roma, il cuore di Pino Daniele si fermò. Circostanza che portò all'apertura d'ufficio di un'inchiesta per omicidio colposo contro ignoti, poi archiviata senza rinvii a giudizio ma con grande clamore mediatico sulle presunte responsabilità del cardiologo e dell'ultima compagna del cantautore.

«Non voglio prestare il fianco alle polemiche per rispetto a Pino. Lui avrebbe voluto discrezione», taglia corto la moglie.

Oggi parla la sua musica, che Fabiola riassume così: «Arte straordinaria e ricca di contaminazioni, un repertorio inesauribile in cui c'è sempre qualcosa di nuovo da scoprire, una rivoluzione. Un grande respiro di vita, di positività e solarità tipicamente napoletana, mediterranea. Lui era e rimane l'uomo dei grandi sorrisi». La Fondazione che porterà il nome di Pino Daniele vedrà la sua famiglia in prima linea al fianco delle istituzioni e di alcuni musicisti e discografici. Oltre alle iniziative commemorative, annuncia Fabiola, avrà a cuore i bambini.

«Non tutti lo sanno, ma dare aiuto ai bimbi meno fortunati era per Pino una missione. Era una delle cose che io e lui abbiamo condiviso fin da subito». A questo proposito, le piace ricordare una canzone poco nota, intitolata 'Searching for the water of life', incisa per una campagna di Save the Children. «Pino ironizzava sempre sul suo modo di cantare in inglese - conclude Fabiola - ma per i bambini avrebbe fatto questo ed altro».

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