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Discariche irregolari in Sicilia, per la Regione maximulte dalla Ue

Sulla testa del governo regionale pende un altro macigno: una multa da 185 milioni per la mancata depurazione delle acque

PALERMO. Una ventina di anni fa, in caso di emergenza rifiuti, i sindaci siciliani potevano realizzare discariche senza particolari vincoli. Poi le regole nel settore si fecero sempre più stringenti e l’Europa chiese che dodici siti venissero bonificati avviando quella che tecnicamente si chiama «procedura d’infrazione», che consente allo Stato membro di regolarizzare la propria posizione, oppure si incorre in una multa salatissima.

Correva l’anno 2003: a distanza di 12 anni nulla è stato fatto e l’Europa ci ha condannati a pagare una sanzione di 200 mila euro per ogni discarica non bonificata, che si rinnova ogni sei mesi se non sarà posto rimedio. Così nel giugno 2015 è scattata la prima penale da 2,4 milioni e a fine dicembre la seconda. Totale 4,8 milioni.

E andrà avanti così fino a quando non verranno bonificate, traguardo stimato adesso da Comuni e Regione entro un paio di mesi. Questa maxi-multa rischia però di non essere la sola: sono nove in totale le procedure d’infrazione che interessano la Regione siciliana, tutte legate al rispetto dell’ambiente.

Dopo le discariche, quella in fase più avanzata riguarda la depurazione delle acque e potrebbe far scattare una multa fino a 185 milioni. Bruxelles minaccia sanzioni anche contro l’inquinamento dell’aria, la gestione dei rifiuti e persino il rumore ambientale.

 

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