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"Concorsone" della scuola, Faraone: mai più liste, sarà una selezione innovativa

PALERMO. «Questo concorso diventa uno spartiacque: stabilisce in maniera inequivocabile che si diventa insegnanti solo attraverso questa via d’accesso, mettendo fine a liste e listarelle in cui personale qualificato è rimasto a stagnare per decenni». Il sottosegretario all’Istruzione, il palermitano Davide Faraone, commenta con entusiasmo il primo via libera al reclutamento dei nuovi insegnanti.

Il concorso tanto atteso si avvicina, quando saranno pubblicati i bandi?
«Appena prima di Natale la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha firmato l’autorizzazione al concorso per 63.712 docenti abilitati, la Befana a metà gennaio porterà i bandi e nella sua calza, questa volta, non ci sarà carbone. Stiamo lavorando al Miur alle modalità del concorso e nei prossimi giorni comunicheremo le novità che introdurremo. Abbiamo sempre lavorato, dall’approvazione della legge 107 sulla Buona Scuola, per far sì che tutto filasse liscio. Finora siamo sempre riusciti a garantire continuità didattica».

Probabilmente non ci sarà una prova pre-selettiva neanche per gli aspiranti insegnanti di scuola primaria. È così? E quando si svolgeranno le prove?
«Il concorso lo faremo in primavera, così da poter avere gli insegnanti neoassunti già in classe a settembre. Sarà un concorso altamente innovativo. Nessuna prova preselettiva per la secondaria e stiamo facendo di tutto per evitare di farla anche alla primaria e per l’infanzia. Non abbiamo mai voluto fare e continuiamo a non volere fare distinzioni tra categorie di insegnanti. Crediamo che si possa fare a meno di questo tipo di test per professionisti che magari da anni insegnano nelle scuole. Altra innovazione: le prove saranno computer based e saranno rinnovate e al passo coi tempi anche nei contenuti e nelle modalità. Si tratta di un grande sforzo che il Miur sta facendo a partire dal numero dei candidati da gestire. Ma è comunque il segno di un cambiamento, che riguarda tutta la comunità scolastica nella sua interezza».

Quanti posti si prevedono per la Sicilia?
«Stiamo lavorando ai bandi proprio in questi giorni e a breve sapremo quanti e quali sono gli insegnanti di cui la Sicilia ha bisogno. La novità di questo concorso è che, anche grazie alla fase del potenziamento in cui le scuole hanno potuto esprimere il loro fabbisogno, possiamo cucire veramente il vestito attorno alla scuola, bandendo i posti di cui gli studenti e i territori hanno reale esigenza».

In Sicilia sono stati assunti con la Buona Scuola in 9.308, circa un terzo ha dovuto lasciare l’Isola. Eppure il premier Renzi ha attaccato i sindacati che avrebbero spinto i precari a non presentare domanda per l'assunzione per evitare la «deportazione». I trasferimenti fuori regione, però, sono un dato di fatto.
«Oltre 9.000 assunzioni a tempo indeterminato in Sicilia su circa 90.000 a livello nazionale, il 10%. E le immissioni in ruolo non si sono ancora concluse. Quale altra azienda è stata in grado di assumere circa 10.000 siciliani nel giro di pochi mesi, assicurando loro stabilità economica, possibilità di svolgere il lavoro per cui si sono formati, garanzie previdenziali e non solo? A me non ne viene in mente neanche una. Sentire ancora oggi parlare di deportazioni è un insulto nei confronti di chi purtroppo è stato reale vittima storica di deportazione o semplicemente di chi questa possibilità non l’ha e non l’avrà mai nella vita. La percentuale di chi è dovuto andare via da casa, a livello nazionale, è del 10%, esattamente la stessa dell’anno prima, un fenomeno fisiologico. La legge 107 prevede, comunque, un piano straordinario di mobilità, per consentire a chi ha accettato di lavorare lontano da casa di poter tornare. Poi, per carità, si può sempre pensare a soluzioni fantasiose e decidere di portare gli studenti del Nord al Sud per evitare gli spostamenti degli insegnanti».

Si chiude un anno importante per il mondo della scuola. Quali obiettivi avete per il 2016?
«Le assunzioni sono parte di un piano di riforma della scuola più ampio e rivoluzionario. Adesso siamo al lavoro per mettere a punto le deleghe previste dalla 107: testo unico, formazione iniziale degli insegnanti, valutazione, inclusione scolastica. Lo spazio per creare una scuola che precorra i tempi e faccia da volano per la ripresa del Paese c’è e siamo impegnati per sfruttarlo al meglio. A noi tocca porre le basi e dare risorse per rendere queste basi solide. Alle scuole il compito di esercitare la loro fantasia e immaginazione in maniera autonoma».

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