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Vicari: "Fondi europei anche per chi ha partita Iva"

PALERMO. Professionisti e lavoratori autonomi titolari di partita Iva potranno accedere ai fondi europei fino al 2020: una «torta» da 70 miliardi di euro, se si considerano gli stanziamenti statali e regionali, in grado di dare ossigeno a categorie che rappresentano il 13% del Pil nazionale. È uno dei provvedimenti più innovativi contenuto nella nuova Legge di stabilità che secondo Simona Vicari, senatrice di Area Popolare e sottosegretario allo Sviluppo economico, «dopo molti anni è la prima orientata alla crescita e allo sviluppo del nostro Paese».

Lei è stata tra i principali promotori di un provvedimento in favore dei professionisti, cosa prevede?
«Si tratta di una vera e propria rivoluzione per i titolari di partita Iva, la maggior parte dei quali è concentrata nel Mezzogiorno, che potranno accedere ai fondi Ue dai quali erano esclusi. L’equiparazione alle piccole e medie imprese dei «liberi professionisti» consentirà loro di accedere, nel periodo 2014/2020, a 42 miliardi di euro di stanziamenti comunitari ai quali si aggiungono 24 miliardi di co-finanziamento nazionale e altri 4,3 miliardi di stanziamenti regionali. Un’innovazione nel «pensare l'impresa» inimmaginabile solo un paio d'anni fa, frutto di una intensa collaborazione con tutte le parti interessate che hanno partecipato al Tavolo sulla competitività delle professioni che ho istituito al ministero dello Sviluppo economico. Se si pensa che le libere professioni valgono il 13% del Pil nazionale, è evidente l’impatto che si avrà sullo sviluppo economico del Paese».

Sul fronte del lavoro, però, sono previste altre agevolazioni.
«Il governo ha messo al centro della propria attività il tema del lavoro e gli effetti positivi sono già evidenti: secondo i recenti dati Istat, il tasso di disoccupazione nel nostro Paese è sceso dal 13,1% di novembre 2014 al 10,5% di ottobre 2015. Vogliamo però riportare questi dati sotto la soglia del 10% e tra le principali misure contenute nelle Legge di stabilità abbiamo inserito l'anticipo al 2016 della «no tax area» per i pensionati, il prolungamento a tutto il prossimo anno della domanda di prestazione ai collaboratori coordinati e continuativi e a progetto oltre alla possibilità di cumulare il riscatto degli anni di laurea con il periodo di maternità facoltativo fuori dal rapporto di lavoro. Dal 2016 è stata prevista anche la cancellazione delle penalizzazioni per chi è andato in pensione di anzianità con meno di 62 anni nel periodo 2012-2014, oltre alla riduzione del taglio ai patronati portato dai 48 milioni iniziali agli attuali 15 milioni di euro. Un’attenzione particolare è stata dedicata alla proroga degli sgravi per chi assume con contratto a tempo indeterminato o stabilizza i contratti a termine. Lo sconto sui contributi per i nuovi assunti con contratto a tempo indeterminato nel 2016 è ora fissato al 40%, per due anni, e l’importo massimo dell’esonero contributivo è pari a 3.250 euro. Abbiamo inoltre esteso la deducibilità del costo del lavoro dall’imponibile Irap, nel limite del 70%, per ogni lavoratore stagionale che abbia lavorato per almeno 120 giorni per due periodi d’imposta, a decorrere dal secondo anno di contratto stipulato con lo stesso datore di lavoro. Tutti questi interventi si aggiungono alla nuova salvaguardia degli esodati, che copre circa 26.300 beneficiari, oltre all'accesso a ”Opzione donna” per 36 mila lavoratrici, alla costituzione di un fondo per la tutela del lavoro autonomo e al blocco dell'aliquota contributiva al 27% per il tutto il 2016».
Ci sono anche provvedimenti che interessano direttamente il Mezzogiorno?
«Il rilancio degli investimenti nel Mezzogiorno, con il credito d'imposta e i finanziamenti agevolati per l'acquisto di macchinari e beni strumentali, indica un punto di ripartenza per questa area del nostro Paese che è un grande serbatoio di opportunità che non sempre siamo stati in grado di comprendere e cogliere. Questo governo crede fortemente nella crescita del Sud, crede soprattutto che la classe imprenditoriale possa essere protagonista del suo rilancio e mette a disposizione risorse pari a 617 milioni attraverso lo strumento del credito d’imposta per l’acquisto di beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive nelle zone assistite delle regioni meridionali, della durata di 4 anni. Il tempo dei finanziamenti a pioggia a fondo perduto è terminato, oggi la prospettiva è quella di finanziare, anche attraverso i contributi europei, gli interventi mirati che siano in grado di produrre sviluppo in tempi rapidi senza perdersi nei labirinti della burocrazia e dell’inerzia».

Sul salvataggio delle banche sono stati sollevati molti dubbi.
«L'obiettivo del governo era solo salvare i conti correnti dei risparmiatori oltre a migliaia di posti di lavoro, compatibilmente con le norme europee che ci vietano di intervenire direttamente nelle regole del settore bancario che pure è uno dei più solidi in Europa. Ci si è dovuti muovere in una cornice piuttosto ristretta ma tutto è stato fatto di concerto con le istituzioni europee che non hanno ravvisato alcun conflitto con la legislazione comunitaria».

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