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Dall'istruzione alla legalità: in Sicilia bambini senza diritti

L’ultimo rapporto dell’organizzazione internazionale Save The Children reca un titolo emblematico: «Senza». Sarebbe impossibile elencare tutt ii perché. Il lettore, se vorrà, ne avrà in qualche modo contezza. Quello che però possiamo dire subito è che la Sicilia, quanto alla condizione dei minori, risulta tra le aree più compromesse in Italia. Senza diritto alla vita. La banca dati di Libera raccoglie le biografie delle vittime della criminalità organizzata.

Al dicembre 2014, contiene 900 nomi. Tra questi, 85 erano minorenni, 14 ancora in età prescolare. Le vittime sono più numerose al Sud, in particolare nelle province di Palermo, Napoli e Reggio Calabria. La prima vittima adolescente fu Emanuela Sansone, una diciassettenne uccisa a Palermo nel 1896 per ritorsione nei confronti della madre, accusata di avere tradito l' Organizzazione.

Dell' elenco fanno parte anche i quattro ragazzini falciati nell' eccidio di Portella della Ginestra (1947), il tredicenne Giuseppe Letizia avvelenato in ospedale per aver assistito all' omicidio del sindacalista Placido Rizzotto ed alcuni adolescenti caduti in Sicilia nel primo dopoguerra sotto i colpi della lupara. Negli ultimi quattro decenni la banca dati delle vittime per mafia di Libera registra ben 31 omicidi di minori nella sola Sicilia e 19 nella vicina Calabria. Ampia risulta anche la casistica dei bambini "utilizzati" dalle organizzazioni criminali. A Gela, all' inizio degli anni Novanta, la guerra che oppose i ribelli della Stidda a Cosa Nostra, culminò nella cosiddetta «strage del biliardino» quando un commando di baby killer fece irruzione in una sala giochi iniziando a sparare. Come scrivono gli estensori del rapporto Save The Children, «quelle pallottole assassine nei luoghi dove mai avrebbero dovuto essere, determinano situazioni croniche di insicurezza, limitano le libertà di intere comunità e mettono fuori gioco i diritti di tutti, per generazioni».
Senza istituzioni. Più di mezzo milione di minori italiani -546 mila per l' esattezza - vive in contesti ad alta densità mafiosa. Sono nati e cresciuti in uno dei 153 centri urbani dove il consiglio comunale è stato sciolto d' autorità. Tra questi, 180 mila risiedono nei 48 comuni che registrano due o più scioglimenti e non vedono (o non hanno visto) un sindaco per anni; sono territori segnati quindi da una sensibile perdita di diritti e libertà civili, con comuni "chiusi per mafia" specie in Calabria ed in Sicilia, «dove la democrazia è congelata e non si vota (o non si è votato) da anni».
Senza legalità. A volte è la criminalità organizzata a utilizzare la corruzione; altre volte è la vasta "area grigia" della corruzione «a cercare il supporto dei clan». Il più vasto sondaggio mai condotto sulla corruzione è curato dall' Università di Goteborg per conto della Commissione europea. La classifica finale relega l' Italia al quart' ultimo posto tra i paesi UE (seguita da Ungheria, Romania e Bulgaria). La ricerca svolta tra tutte le regioni europee evidenzia una drammatica asimmetria. Su 206 aree analizzate, quattro regioni italiane del Nord Italia si collocano tra i primi 13 posti, mentre quattro regioni del Sud (Sardegna, Sicilia, Campania e Lazio) si collocano in fondo alla classifica, tra il 170' e il 181' posto. La ricerca dell' Università di Goteborg segnala una forte correlazione tra la bassa qualità dei servizi pubblici e la corruzione. Non a caso la percezione della corruzione vede la Sicilia "sopra la media", mentre la percezione della qualità dell' istruzione pubblica in Sicilia è "molto sotto la media".
Senza istruzione. Secondo i test PISA, il 25% dei minori italiani non raggiunge i livelli minimi di competenza in matematica; questo dato di dimezza in Veneto e Friuli e lievita al 37% in Sicilia; solo la Calabria fa peggio. Il tempo pieno, risorsa educativa preziosa per tutti e fondamentale alternativa alla strada nei quartieri difficili, è garantito nella media italiana solo al 32% dei minori; un dato questo che precipita al l' 8% in Sicilia ed addirittura al 5% a Palermo, la città più scoperta dell' Isola. Per non parlare delle gravi lacune del servizio di refezione scolastica. La mensa è un bene raro soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno: in Sicilia ne fruisce appena il 49%, in Campania il 51% ed in Puglia il 53%. Eppure offrire a tutti i bambini, in particolare quelli che vivono in famiglie deprivate, almeno un pasto sano ed equilibrato al giorno rappresenterebbe un efficace strumento di contrasto alla povertà minorile.
Senza risorse. In Italia poco meno di 2 milioni di minori, quasi 1 su 5, vivono in condizioni di povertà relativa; il 39% dei minori siciliani vive in tali condizioni, staccandosi ampiamente dalla media italiana (19%) e dallo stesso Mezzogiorno (30%). In Italia la spesa per l' infanzia è da sempre residuale. Si tratta per lo più di bonus, misure una tantum e solo raramente di programmi duraturi e servizi. D' altra parte, il grosso della spesa sociale si orienta verso la fascia di popolazione più anziana. Per i servizi sociali destinati ai minori si spendono appena 113 euro a testa nella media italiana e 70 in Sicilia. Il deficit accumulato nel campo delle politiche per l' infanzia e la trama sconnessa della spesa sociale lasciano un segno tangibile sulla mappa dei servizi educativi per la prima infanzia. I bambini sotto i 3 anni presi in carico negli asili pubblici sono il 5% in Sicilia, il 13% nella media italiana ed il 27% in Emilia. Un elenco di privazioni lungo e differenziato colpisce i minori italiani: un bambino su tre non può permettersi una settimana di vacanze, ad uno su sette è negata un' attività di svago extrascolastico, uno su quattro non frequenta alcuna attività sportiva, uno su due non legge un libro; ese questa è la media, nel Mezzogiorno ed in Sicilia è il tracollo. Come scrive Valerio Neri, Direttore di Save The Children, il "senza" più tragico nell' Italia di oggi è che i bambini raccontano ma nessuno li ascolta. Il nostro impegno, raccomanda Save The Children, dovrebbe essere quello di prestargli più orecchio.

 

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