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Avvocatura dello Stato, primo sì all'avvio dei corsi Cefop

Parere positivo dell'Avvocatura dello Stato alla transazione tra ente e Regione. Sperano 400 dipendenti da mesi senza lavoro

PALERMO. La transazione tra l'ex ente di formazione Cefop e la Regione è al traguardo. L'atteso parere dell'Avvocatura dello Stato è arrivato e tiene viva la speranza di oltre 400 dipendenti da mesi senza lavoro. Anzi dall' assessorato alla Formazione c' è chi ha fissato anche una scadenza: entro il 31 dicembre vorrebbe chiudere la partita e consentire a uno dei più grandi enti siciliani di tornare in attività.

Non sarà semplice, la società deve ancora accettare l'accordo, ma alla Regione sono fiduciosi sulla possibilità di chiudere definitivamente la partita facendo leva anche sugli sgravi previsti dal Jobs act. Su un altro fronte, invece, quello dello Ial dichiarato fallito dal Tribunale, il governo sta provando a racimolare risorse per garantire il pagamento di ammortizzatori sociali ai 516 dipendenti che al momenti non avrebbero maturato neanche il di ritto all' indennità di disoccupazione.

Il mondo della formazione professionale torna così in subbuglio. La notizia che in molti aspettavano è arrivata in questi giorni al dipartimento della Formazione e riguarda il Cefop, colosso originaria mente da 620 posti colpito da una grave crisi finanziaria. A salvarlo fu un commissariamento che ha consentito di tagliare gli sprechi e accedere nuovamente ai finanziamenti regionali. L'ente venne successivamente acquistato dal Cerf, una cordata di enti siciliani e romani che rilevò anche una parte del personale.

Ma l'operazione venne bloccata dalla Regione per una serie di presunte anomalie. I commissari dell' ente presentarono però ricorso e alla fine dello scorso mese di aprile il Tar ha dato loro ragione creando un buco da 36 milio ni che l' amministrazione regionale avrebbe dovuto restituire per saldare le due annualità perse. La Regione ha presentato appello ma ha provato a risolvere la questione attraverso una transazione.

La proceduta ha richiesto il parere dell' Avvocatura dello Stato che ha spinto il dipartimento guidato da Gianni Silvia a portare avanti la trattativa secondo quanto previsto dalla la legge sulle transazioni nella pubblica amministrazione. La proposta sarebbe quella di pagare un' annualità, pari a circa 16 milioni, più una piccola somma ridotta da quantificare. All' inizio della prossima settimana dovrebbe tenersi un incontro tra gli uffici della Formazione e l' ente e l' assessorato guidato da Bruno Marziano confida nel via libera all' accordo che consentirebbe di far partire subito i corsi fermi da tempo. Si salve rebbe così una consistente fetta di lavoratori, almeno 400, in un settore che sta vivendo una crisi senza precedenti. Secondo i sindacati, degli 8 mila lavoratori iscritti all' albo unico, solo un migliaio ad oggi lavorano mentre gli altri attendono la chiusura del bandi prevista il prossimo gennaio e l'avvio dei nuovi corsi.

Una norma statale ha escluso dallo scorso anno i lavoratori della formazione dai beneficiari della cassa integrazione. A farne le spese sono soprattutto i dipendenti degli enti che hanno chiuso i battenti. Tra questi cono i 516 dello Ial, ente dichiarato fallito, che non hanno maturato neanche i requisiti per l' indennità di disoccupazione.

In loro aiuto potrebbe giungere l' assessore al Lavoro, Gianluca Miccichè. La Regione infatti può stanziare una parte delle somme per la cassa integrazione in deroga alle norme nazionali. Per pagare gli ammortizzatori agli oltre 500 dipendenti dello Ial servirebbe circa un milione, ma il governo vuole evitare disparità tra i lavoratori e coprire una platea più vasta. «Servirebbero almeno quattro milioni - dice Miccichè - stiamo avviando una ricognizione per vedere se ci sono fondi non spesi».

E sappiamo bene con quali costi ci troviamo a far di conto. Per tacere che, secondo stime del Dipartimento delle Finanze della Regione Sicilia, afine 2015 potrebbero mancare, rispetto alle previsioni iniziali, entrate tra 400 e 500 milioni di euro. Pur con queste falle e tante lacune, nei prossimi tre anni abbiamo già un deficit tra entrate ed uscite di 4,7 miliardi di euro.
Secondo i magistrati contabili bisognerebbe abbandonare le logiche del passato, che hanno relegato gli atti di programmazione ad un adempimento quasi burocratico, attuato, peraltro, con notevoli ritardi nella tempistica di adozione e di approvazione. Nel frattempo, però, è prevalsa l' idea di mandare tutto a monte. Tanto, poi si vedrà.

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