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Droga a Porta Nuova, in un fax tutti i numeri del business

Il foglio trovato in casa di Alessandro Bronte: sarebbe stato incaricato da Tommaso Lo Presti di gestire gli affari. Era però malvisto dalla famiglia di Ballarò che lo avrebbe pestato

PALERMO. Da un lato una lettera tenera, in cui il boss Tommaso Lo Presti dal carcere di Voghera dice alla moglie Teresa Marino - che chiama «vita mia» - quanto ne senta la mancanza, concludendo con un «ti amo e ti raccomando stai attenta», dall'altro contabilità e libro mastro della droga.

Il foglio, si tratta della pagina di un fax, è stato ritrovato dagli inquirenti in casa di Alessandro Bronte, fermato nell'ambito dell'operazione «Panta Rei» e ritenuto l'uomo che, per conto della clan di Porta Nuova, sarebbe stato incaricato di gestire l'immenso business legato al traffico di stupefacenti.

Nel documento c'è un elenco di numeri, un'addizione che porta il conto a «61.700», una moltiplicazione «20 x 3.500» e una serie di altre cifre, con accanto alcune sigle, «TE» e «T». Un documento prezioso, che venne ritrovato quando Bronte fu arrestato l'anno scorso in relazione al presunto traffico di quasi cinque chili di cocaina (vicenda per la quale la sua posizione è stata recentemente archiviata).

È grazie alla droga, affare in cui verrebbero reinvestiti quasi tutti i proventi delle altre attività illecite, a cominciare dai soldi ricavati dal pizzo, che i clan si reggono.

E Teresa Marino, che avrebbe retto il mandamento di Porta Nuova in seguito alla carcerazione del marito, ne sarebbe stata ben consapevole. Per questo, proprio su disposizione di Lo Presti, avrebbe affidato tutta la gestione del business a Bronte che, però, sarebbe stato malvisto soprattutto dalla famiglia di Ballarò, dalla quale sarebbe stato pure pestato.

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