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La Camera boccia la mozione di sfiducia alla Boschi, 373 i no. Intervento integrale

ROMA. La Camera dei Deputati boccia la mozione di sfiducia presentata dal Movimento Cinque Stelle con il sostegno di una parte dell'opposizione contro Maria Elena Boschi a seguito dell'intervento del governo su quattro istituti di credito, fra i quali Banca Etruria dove lavorava il padre del ministro per le Riforme e i Rapporti con il Parlamento.

I voti a favore sono stati 129, i contrari 373. un risultato scontato, viste le forze in campo, con il Pd ricompattato e Forza Italia che decide di uscire dall'Aula e annuncia - dietro pressione della Lega - una mozione di sfiducia collettiva contro il governo al Senato, dove i numeri per l'Esecutivo sono meno tranquillizzanti. Ma la vicenda monopolizza comunque la giornata politica. Il premier Matteo Renzi ha gioco facile nel parlare di «boomerang» per i pentastellati, mentre Matteo Salvini sembra archiviare velocemente la cosa sostenendo che lo preoccupa molto di più il terrorismo. Quanto a Forza Italia, le decisione di Silvio Berlusconi di non 'sfiduciarè la ministra sembra messa in discussione dal presidente dei deputati Renato Brunetta, già ai ferri corti per la linea del partito con il collega del Senato Paolo Romani. Ma si tratta di un banale errore tecnico visto che il capogruppo rispetta l'ordine di scuderia e non partecipa al voto.

Per il resto la giornata è tutta incentrata su Maria Elena Boschi. È lei la protagonista dentro e fuori dall'Aula di Montecitorio. Con voce calma, ma perentoria espone la sua versione dei fatti, senza lesinare stoccate ai suoi detrattori: parla di «campagna» contro la sua famiglia e «contro il governo», rivendicando di essere «orgogliosa» di un esecutivo che «esprime un concetto molto semplice: chi sbaglia deve pagare. E se mio padre ha sbagliato deve pagare». Respinge qualsiasi accusa di favoritismi: «Dov'è il favoritismo nell'aver
fatto perdere l'incarico a mio padre? Dov'è il favoritismo di Bankitalia nell'aver fatto pagare una multa di 144 mila euro?». Affronta anche il nodo del piccolo pacchetto di azioni di Banca Etruria, 1.557, ricordando che proprio per l'intervento del governo quelle azioni sono ora «carta straccia».

Infine, si lascia andare ad un'accorata difesa del padre e della famiglia: «Quella della mia famiglia è una storia semplice, umile e forte.
Non mi arrabbio per le maldicenze, ma se avrò la fortuna di essere madre spero che i miei figli siano orgogliosi di me come io lo sono di lui». Un intervento accolto dalla standing ovation dei deputati del Pd e dagli abbracci dei colleghi di governo.

Restano invece immobili i deputati di Sinistra Italiana, Lega e M5S, i gruppi che hanno per la sfiducia. E nelle repliche, l'opposizione non fa sconti. Per Giorgia Meloni, di Fdi, da parte del ministro non c'è stato nessun chiarimento. «Il dottor Boschi è stato nominato vice presidente un mese dopo che la figlia è diventata ministro, pensate di prendere in giro il Paese con il vostro doppiogiochismo?», ha attaccato il pentastellato Alessandro di Battista, secondo il quale Boschi ha un conflitto «grande come una banca».

Per tutti risponde il sottosegretario Luca Lotti: «Se pensano di farci paura non ci conoscono». Rincara la dose il presidente del Consiglio: «Mi pare del tutto evidente che si sia trattato di un clamoroso boomerang per il Movimento 5 stelle», afferma con un implicito riferimento all'apertura dei giorni scorsi del Movimento di Grillo al Pd sui giudici della Consulta. «Il vero problema è che il terrorismo internazionale rischia di entrarci in casa. Quelle sulla Boschi e sul papà di Renzi, viste da qui, sono piccole polemiche meschine», minimizza il leader della Lega, Salvini, prima di lanciare una stoccata a Berlusconi: «Tocca ancora a noi ricordare a Forza Italia, che è all'opposizione».

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