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La Dia: mafia meno violenta perché corrompe

PALERMO.  Preferisce la corruzione alla violenza, è una holding che accumula enormi capitali illeciti e che si muove abilmente anche oltre i confini nazionali, facendo leva su «relazioni sociali flessibili, aperte al mondo politico, imprenditoriale ed istituzionale». Sono questi i tratti della mafia - che sarebbe «in una fase di radicale trasformazione» - che trapelano dal rapporto annuale sull'attività della Dia, presentato ieri al Viminale dal direttore Nunzio Antonio Ferla. Un impero economico, quello delle varie organizzazioni criminali italiane, che durante il 2015 è stato comunque colpito da sequestri e confische per un valore complessivo di oltre tre miliardi di euro, di cui oltre due miliardi e ottocento milioni soltanto in Sicilia (dove il centro operativo della Dia di Palermo, che si occupa anche di Trapani e di Agrigento, è diretto dal colonnello Riccardo Sciuto). E se le mafie fanno soldi a palate, a risentirne è tutta l'economia del Paese, come ha messo in risalto Ferla, che ha citato i dati della Banca d'Italia - secondo i quali tra il 2005 ed il 2008 l'economia illegale avrebbe pesato per oltre il 10% del Pil - e quelli dell'Istat (solo nel 2011, l'economia illegale ha gravato per lo 0,09% del Pil). Tutto questo avrebbe poi comportato una minore capacità di attrarre investimenti stranieri in Italia che, senza mafie, avrebbero potuto essere - secondo i dati della Banca Mondiale - del 15% in più, ovvero di 16 miliardi di euro.
Sequestri, confische e arresti
Quest'anno la Dia ha compiuto sequestri per oltre due miliardi e 670 milioni (2.673.902.509) e confische per quasi 550 milioni (541.789.828). La Sicilia è l'area del Paese in cui è stata sottratta la fetta più grande di patrimoni illeciti per un valore complessivo di oltre due miliardi e mezzo (sequestri) e quasi 320 milioni (confische). Basta pensare che il solo sequestro compiuto quest'estate ai danni degli imprenditori Virga di Marineo, in provincia di Palermo, ammonta a un miliardo e 600 milioni. Segue la Campania, ma con numeri nettamente inferiori: poco più di 30 milioni e 660 mila euro per i sequestri e circa 11 milioni per le confische. Non solo. La Dia sta attualmente coordinando 329 inchieste contro le mafie e nel 2015 ha portato a termine 26 operazioni, con 163 arresti.
Controlli sugli appalti e antiriciclaggio
Visto che le mafie si infiltrano sempre di più negli appalti, quest'anno il contributo della Dia è stato fondamentale durante l'Expo: sono state controllate 6.566 imprese e 75.535 persone, sono stati compiuti 111 accessi ai cantieri e, alla fine, sono state emesse 133 misure interdittive antimafia. Durante l'anno, e al di là di Expo, sono state inoltre monitorate 4.997 imprese e compiuti accertamenti a carico di 40.289 persone e 139 accessi ai cantieri. In tutto sono stati poi emanati 408 provvedimenti interdittivi e dinieghi. Inoltre, nel 2015, la Dia è riuscita ad analizzare tutte le 70.698 segnalazioni di operazioni finanziarie sospette pervenute ai suoi uffici (un dato senza precedenti). Di queste, 11.080 sono state poi evidenziate alla Direzione nazionale antimafia perché potenzialmente attinenti alla criminalità organizzata.
L'analisi del fenomeno mafioso
Ferla ha spiegato ieri, davanti al ministro dell'Interno, Angelino Alfano, che si è registrata «un'accentuata propensione delle consorterie all'espansione in aree di maggiore sviluppo rispetto ai territori di elezione, dove conservano però un profondo radicamento e continuano a esprimere un forte potere di influenza». Ha anche rimarcato come «le statistiche, specie degli omicidi, sono vertiginosamente calate rispetto a 10/15 anni fa e la lettura attuale dei fenomeni dimostra come sempre più le mafie tradizionali privilegino la corruzione alla violenza, rinunciando al ”controllo militare” del territorio e scegliendo, invece, una strategia di sommersione». Ferla ha sottolineato come «oltre alla capacità di accumulare capitali, viene sempre più messa in evidenza la capacità di reperire e impiegare ”capitale sociale”, ovvero di manipolare e utilizzare relazioni sociali combinando forti legami con legami flessibili e aperti verso soggetti esterni all'organizzazione e appartenenti al mondo politico, imprenditoriale e istituzionale». Infine «le mafie manifestano sempre più una forza espansiva che travalica i confini nazionali» tanto che la Camorra «negli Usa è considerata tra le 4 organizzazioni criminali più potenti e pericolose al mondo, capace di mettere a rischio la sicurezza nazionale, costituendo una seria minaccia alla politica estera e all'economia degli Stati Uniti».

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