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Guarnotta: l'Antimafia non serva a dare posti

Il giudice: «La Saguto mi sembrava la più idonea per quell’incarico, mi sento tradito». E sulla corruzione: «È diventata sistema»

PALERMO. Ne ha per tutti e spara a zero soprattutto prendendo di mira i cosiddetti «paladini dell'antimafia».
È un duro sfogo quello di ieri di Leonardo Guarnotta, ex presidente del tribunale di Palermo ed ex componente del pool antimafia dell'ufficio istruzione e oggi segretario generale della fondazione Giovanni e Francesca Falcone.
Le parole di Guarnotta sono arrivate a margine delle borse di studio intitolate proprio al magistrato ucciso dalla mafia nel maggio del '92 insieme alla moglie e agli agenti della sua scorta. Guarnotta è allarmato per la perdita di significato che stanno subendo parole come antimafia e legalità anche alla luce di fatti di cronaca che hanno visto implicati personaggi come l'ex presidente di Confcommercio Palermo Roberto Helg che in passato si sono professati come protagonisti della legalità, ma che poi si sono rivelati il contrario.
E l'ex presidente del tribunale di Palermo si dice poi tradito da Silvana Saguto, che egli stesso aveva messo alla guida della gestione dei beni sequestrati alla mafia.
Proprio nei confronti della Saguto le parole dell'ex presidente del tribunale di Palermo sono durissime. «Io mi sono sentito parte offesa in questa vicenda perché pensavo che la collega che presiedeva la sezione avesse l'esperienza e la professionalità per poterla guidare nel modo migliore. Io l'ho nominata cinque anni fa per le sue attitudini e per le funzioni svolte precedentemente. Mi sembrava la più idonea», ha concluso Guarnotta.
«Ci sono stati dei paladini dell'antimafia, ma in realtà non sono stati tali, perché hanno avuto dei comportamenti criticabili se non addirittura illegali. L'antimafia - spiega Guarnotta - va bene purché non serva ad avere posti e servizi. Sciascia tanti anni fa nella sua polemica contro i professionisti dell'antimafia non sbagliava, - ha aggiunto Guarnotta - semmai ha sbagliato il soggetto cui si indirizzava, Borsellino, con cui poi si è chiarito. Ha ragione don Ciotti a sostenere che la parola legalità comincia a svuotarsi di senso, è diventata un contenitore che non ha più contenuto. Se noi domandiamo a qualcuno cosa è non saprebbe cosa rispondere. Legalità è ossequio al comando della legge e rispetto delle norme».
La corruzione è l'altro tema che preoccupa Guarnotta. Un fenomeno sempre più difficile da controllare. «Mi preoccupa soprattutto che, nonostante le diverse indagini, - ha affermato - la corruzione dilagante sia ormai diventata sistema, basti pensare che il primo appalto del Giubileo a Roma è stato bloccato per un tentativo di corruzione di circa 20 mila euro».
La manifestazione di ieri a Palazzo dei Normanni è stata organizzata dalla Fondazione Giovanni Falcone e Francesca Morvillo. Tra i presenti, oltre a Guarnotta, c'era Giovanni Ardizzone, presidente dell'Assemblea regionale siciliana, Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, Barbara Evola, assessore comunale alla Scuola, Giuseppe Di Chiara e Vincenzo Militello, rispettivamente ordinario del dipartimento di Scienze giuridiche presso la facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Palermo, e ordinario di Diritto penale dello stesso ateneo.
Le borse di studio sono state consegnate a Salvina Finazzo; Vincenzo Salvago; Cristina Ingrao, Andrea Sciortino, Ambra Camilleri; Roberta Patti; Marianna Scalici; Teresa Accardo; Silvia Piccione; Federica Licata.

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