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I conti dell'Aiop: la sanità pubblica spreca ogni anno 8 miliardi di euro

PALERMO. Entrando in ospedale, anche solo per un banale controllo, almeno una volta ce lo saremo chiesti tutti: ma quanto ci costa l'attività dei nosocomi pubblici? Dove vanno a finire i nostri soldi nel grande calderone del Sistema sanitario? Sono sempre ben spesi? E gli sprechi? A quanto ammontano? Ecco la risposta: ad «appena» 8 miliardi di euro l'anno, tra sacche di inefficienza, sovraccosti sconosciuti ai più, risorse impiegate male. Questo, almeno a sentire l'Aiop, l'Associazione italiana ospedalità privata, che ha presentato a Roma il 13° Rapporto «Ospedali&Salute».
La buona notizia è che la legge di stabilità 2016 non prevede tagli al settore della sanità. Ma ciò nonostante, il quadro che emerge dalla ricerca dell'Aiop, condotta su una novantina di aziende ospedaliere di tutta Italia utilizzando 11 voci di spesa (ad esempio, farmaci, servizi di lavanderia e di mensa utenze telefoniche o elettriche), non è particolarmente incoraggiante. Oltre ai normali costi dell'attività assistenziale, il Rapporto evidenzia delle eccedenze pari a 2,3 miliardi (cui si stimano altri due miliardi dei 362 ospedali a gestione diretta da parte delle Asl). A presentare la ricerca, il presidente nazionale di Aiop, Gabriele Pelissero, assieme alla vice Barbara Cittadini, che in Sicilia guida la sezione regionale dell’Associazione.
Altri 1,8 miliardi rientrano nei cosiddetti costi «impliciti» per investimenti in macchinari e tecnologia. L'ultima fetta di 1,7 miliardi riguarda il personale, ad esempio le cooperative che gestiscono i servizi esternalizzati. Solo il 51% degli italiani sa che ci si può curare in altri Paesi dell'Unione europea anticipando le spese per poi averle rimborsate. Una pratica cui fa ricorso solo lo 0,1% dei nostri connazionali, nonostante siano passati due anni dall'introduzione della normativa europea. Secondo il Rapporto dell'Aiop, solo una regione (non viene citata) dà le corrette informazioni per poter accedere alle cure transfrontaliere e un'altra ha creato un «contact point» regionale. Resta quindi un evidente deficit informativo.
Rimanendo sempre in argomento di viaggi per curarsi, cresce la mobilità interregionale: in dieci anni, è passata dal 7,6 all'8%. La Lombardia è la regione più gettonata, mentre per l'Aiop quelle da cui si parte di più sono la Campania, la Sicilia e la Calabria.
A ciò è forse collegato il fatto che, nella nostra Isola, dal 2005 al 2013 la soddisfazione dei cittadini nei confronti del Sistema sanitario è calata dello 0,9%. Eppure, la spesa per ticket, visite specialistiche e tutto il resto è in crescita: se nel 2009 ammontava a 27,3 milioni di euro, nel 2014 è passata a 53,7. Anche l'attività intramoenia dei medici (cioè le visite private all'interno degli ospedali), in Sicilia, è aumentata: 47,8 milioni di ricavi nel 2009 che sono diventati 53 lo scorso anno.
Tra i vari dati raccolti dall'Aiop, interessanti sono quelli relativi ai posti letto. Nel 2013, in Sicilia, erano complessivamente 14.154, dei quali 10.428 nelle strutture pubbliche (73,3%) e 3.726 in quelle private (26,3%). Nell'Isola le case di cura accreditate sono 59. Nel 2011, il personale di tutto il settore (tra medici, odontoiatri, infermieri e altri) era di 45.350 unità.
Secondo il Rapporto Aiop, a livello nazionale, nove «caregiver» (ovvero coloro che si prendono cura di un malato, che sia un coniuge o meno) su 10 si dicono scoraggiati dalle lunghe attese e dalle inefficienze degli ospedali pubblici e sempre più spesso preferiscono rivolgersi all'ospedalità privata o all'intramoenia, che garantiscono senza alcun dubbio tempi più celeri del sevizio pubblico.
Che sia per lunghe attese, difficoltà burocratiche o il trattamento inadeguato da parte degli operatori sanitari, sono tantissimi quelli che affermano di aver avuto disagi. Una tendenza in aumento del 21% negli ultimi due anni. In base ad interviste su un campione di 2 mila persone che si occupano della salute dei membri della famiglia, il 40,6% si è rivolto al settore privato accreditato e il 20,3% a quello non accreditato.
Insomma, più ombre che luci in questa sanità italiana? «La politica ci ha abituati alle proroghe, alle norme salva-sprechi, ai ripensamenti alla vigilia delle date di scadenza - dice Gabriele Pelissero -. Con quasi 10 miliardi di euro di inefficienze del Sistema sanitario, risorse che dovrebbero essere invece reinvestite nel settore, ci auguriamo che fiumi di parole e di inchiostro sulla sostenibilità del Sistema sanitario nazionale finiscano finalmente nel mare calmo di un Paese normale, in cui responsabilità e visione politica diventino virtù non straordinarie».

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