Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

L'Isis non arresta la sua minaccia all'Italia: "Isseremo la nostra bandiera sul Vaticano"

SIRTE. "Chiediamo ad Allah di sostenere i mujaheddin contro gli agenti dei leader dell'idolatria e i crociati finché la bandiera del Califfato non sarà issata su Istanbul e la Città del Vaticano". E' la minaccia dell'Isis contenuta nell'ultimo numero del loro magazine, Dabiq.

Intanto, l'Isis ha annunciato di aver  ucciso due suoi prigionieri, un norvegese ed un cinese.Le due vittime sarebbero il 48enne norvegese Ole Johan Grimsgaard-Ofstad ed il 50enne cinese Fan Jinghui, consulente freelance, per i quali i jihadisti avevano chiesto un riscatto due mesi fa.  L'annuncio è stato dato nel numero 12 della rivista in lingua inglese Dabiq, con una pagina che apparentemente mostra i corpi dei due ostaggi e la scritta «giustiziati perchè abbandonati dalle nazioni e dalle organizzazioni kafir (infedeli)».

Pm: migliaia di soldati Isis da Europa. Migliaia di foreign fighters partiti da Europa, Medio Oriente e Maghreb per raggiungere il califfato e arruolarsi tra le file dell'Isis e la capacità dei colonnelli di Abu Bakr Al Baghdadi di "smistare i volontari qualunque fosse la provenienza". E' il quadro emerso dall'indagine della Procura di Milano con al centro Maria Giulia 'Fatima' Sergio, la prima donna foreign fighter italiana che, con il marito Aldo Kobuzi, è partita per i territori dell'Isis e ha aderito all'organizzazione terroristica e alle sue leggi al punto da essere disponibile al "martirio".

Un quadro che delinea "in modo chiaro" - come si legge nella richiesta di rinvio a giudizio per 'Fatima', suo marito (entrambi latitanti in Siria), il padre, la sorella Marianna e altri 7 - anche "la rete sovranazionale che organizza i trasferimenti" dei 'soldati' verso il cosiddetto Stato Islamico, "il loro arruolamento ed addestramento militare". Soldati che arrivano con un "flusso continuativo e particolarmente consistente" da "Francia, Spagna, Svezia, Libia, Libano, Arabia Saudita, Kosovo, Bosnia", ma anche da Russia, Oman, Iraq, Svizzera e San Marino.

A portare il procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli, il pm Paola Pirotta e la Digos a ricostruire l'attività all'interno dei territori occupati dall'Isis, sono state anche le telefonate spuntate durante l'indagine italiana di Ahmed Abu Alharith, "coordinatore dell'arrivo dei foreign fighters nel territorio siriano e del successivo smistamento", di Bassiouni Abdallah, "cittadino libico" coordinatore "dell'invio dei combattenti dalla Libia verso la Siria" e di Abu Sawarin, "responsabile dei 'francesi' in arrivo nel territorio dello stato islamico".

I contatti registrati sull'utenza turca di Ahmed Abu Alharith, alla quale fanno riferimento gli altri due reclutatori per l'Isis, hanno portato inquirenti e investigatori a farsi un'idea di quanto fossero numerosi e di come fosse 'continuo' il flusso di "combattenti" provenienti da tutta Europa e dal mondo arabo. "Combattenti" ai quali Alharith fornisce una serie di istruzioni "per raggiungere lo Stato Islamico".

Lo scorso 4 gennaio, per esempio, parlando al telefono con un volontario gli spiega di non portare con sé "computer, laptop e telefonini intelligenti, come iPhone o Samsung Galaxy", in quanto sono 'pericolosi' perché facilmente individuabili dagli investigatori. Il consiglio: venderli "in Libano" e al loro posto comprare "un piccolo telefonino, come il Nokia, solo per (...) contattarmi quando arrivi in Turchia. L'altro tipo di telefoni è vietato all'interno dello Stato". Altra regola è quella di partire solo con una valigia, perché al resto provvederà il califfato con il "il bottino di guerra".

Tra le persone per cui il prossimo 21 dicembre si aprirà l'udienza preliminare davanti al gup Donatella Banci Buonamici, c'è anche Bushra Haik, la "maestra di jihad" di 'Fatima' e della sorella Marianna e che, dall'Arabia Saudita, dove vive libera dal 2012, avrebbe gestito 5 gruppi "di indottrinamento" via Skype con iscritte più di 300 "donne musulmane". Nei suoi confronti la magistratura milanese ha spiccato un mandato di arresto internazionale a cui finora non è stata data risposta.

Caricamento commenti

Commenta la notizia