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"Arrestato in Belgio artificiere di Parigi"
In Europa è caccia al terrorista in fuga

 BRUXELLES. Blitz all'alba in Francia, decine di fermi, perquisizioni, sequestri di armi. Belgio passato al setaccio dalle forze di sicurezza, che assediano un palazzo di Molenbeek ma invano, il super ricercato Abdesalem Salah non è neppure lì. Lo cerca ormai mezza Europa, in allarme i paesi confinanti, Spagna e Italia comprese. Intanto il Belgio - secondo una fonte francese - ha arrestato Mohamed Amri, l'artificiere, l'uomo che avrebbe fornito armi e confezionato le cinture esplosive per i kamikaze.

Dei commando degli 8 uomini che hanno seminato morte venerdì sera a Parigi e Saint-Denis, si conoscono ormai con certezza le identità di 5 componenti, tutti francesi, con un punto interrogativo sul sesto. Inoltre, il belga Abdelhamid Abaaoud, già mente della cellula di jihadisti di Verviers neutralizzata a gennaio dalla polizia belga e ora latitante in Siria, sarebbe stato individuato come "cervello" dell'operazione.

Il legame con i due fratelli Abdeslam è quello più semplice: tutti e tre erano bambini e sono cresciuti nella culla belga del jihadismo, Molenbeek. Nel gruppo c'erano Omar Ismail Mostefai e Samy Amimour, suicidi al Bataclan, Bilal Hadfi, kamikaze allo Stade de France, Brahimi Abdeslam, che si è fatto esplodere sul boulevard Voltaire, e il fratello Salah Abdeslam, unico non suicida del gruppo, ora alla macchia. Sul sesto restano molti dubbi, era in possesso di un passaporto siriano che sembra però contraffatto ed era entrato in Europa come rifugiato dalla Grecia. Fonti francesi hanno avanzato oggi l'ipotesi di un quarto gruppo, mentre la suddivisione del commando in tre squadre risale a sabato ed era del procuratore di Parigi, Francois Molins.

Si tratterebbe, secondo tali fonti, di un gruppo che ha fornito appoggio logistico a Salah per consentirgli di lasciare Parigi subito dopo i raid e la strage del Bataclan, per far rientro in Belgio. L'uomo è nel mirino delle polizie europee, ma nessuno può affermare con certezza che si trovi dentro i confini belgi. Sembra poco probabile abbia scelto di rimanere in Francia, Paese che ha dichiarato lo stato d'emergenza e dichiarato ormai guerra ai jihadisti.

E che sta setacciando l'ambiente dei fondamentalisti con perquisizioni (150 in tre giorni), fermi di sospetti, sequestri di armi. Annunciato stamattina, in particolare, un intervento importante a Lione, dove è stato trovato un grosso quantitativo di armi, addirittura un lanciarazzi. Nella Parigi dove il presidente Francois Hollande ha commemorato in silenzio alla Sorbona gli studenti morti e dove la Tour Eiffel si accesa del tricolore francese, la vita è faticosamente ripresa. Bambini a scuola, pur con qualche timore, ma tutto è andato bene, negozi e musei aperti, uffici in funzione. Scarso - rispetto alla norma - il traffico, polizia schierata in forze ma soltanto in punti strategici, soprattutto gli snodi di ingresso e uscita dalla città sul Peripherique, la tangenziale che la circonda.

Le strade considerate "sensibili" - come il Faubourg Saint-Honoré, dove sorge l'Eliseo, o la rue de Varenne, dove c'è la sede del governo accanto all'Ambasciata d'Italia - sono state semplicemente chiuse al traffico e guardate a vista da uomini armati fino ai denti. Intanto il presidente Hollande - oggi a Versailles per il discorso solenne alle camere riunite - ha annunciato il reclutamento di 5.000 fra poliziotti e gendarmi in due anni e l'inasprimento delle leggi, immaginando che la guerra all'Isis non sia impresa di breve durata. Proprio l'esperienza di questo 2015 di superlavoro antiterrorismo ha provocato qualche malumore fra le forze dell'ordine. E alla Difesa si vorrebbe ripensare il ruolo dei soldati impiegati nelle strade: soprattutto riducendo il loro impiego statico di guardia davanti ai luoghi a rischio.

 

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