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Tanti i siciliani a Parigi, il nipote di Barbera: «Ero in taxi, ho sentito grande confusione»

Il racconto di chi vive, lavora o era nella capitale francese in visita

PALERMO. Ristoranti, una sala da spettacolo, l’area attorno a uno stadio. Ai terroristi non interessa più attaccare luoghi simbolo di una città. Attaccano la «normalità» della vita di ogni giorno. È ciò che fa tremare di terrore quei siciliani che, per lavoro o per vacanza, si trovavano a Parigi nella sera in cui è stata colpita al cuore.

Siciliani che proprio quella sera sono riusciti a dare le prime notizie su dove si trovavano attraverso Facebook. E sul social network hanno scritto post in cui la parola paura è quella più tristemente gettonata. A Parigi venerdì sera c’era anche Lorenzo Barbera, nipote del «presidentissimo» del Palermo, Renzo. «È stata una delle serate più assurde della mia vita. Arrivato all’aeroporto, ho preso un taxi che mi ha portato a casa di colleghi di un mio amico e, andando lì, sono passato in una zona dove dopo 2 minuti è scoppiata una sparatoria e ho sentito un’enorme confusione. Una grandissima paura. La mattina dopo Parigi era totalmente vuota e terrorizzata. Hanno imposto il coprifuoco, non succedeva dai tempi della guerra. Surreale. L’aria che si respira - continua Lorenzo nel suo racconto - è davvero paralizzante, ma già vedo come i parigini stanno reagendo, cercando comunque di vivere, seppur con paura».

Era a due passi dagli Champs Elysees a cenare in un ristorante insieme alla moglie milanese Francesco Pellitteri, palermitano che vive e lavora nella capitale francese. «Stavamo finendo di cenare, quando il proprietario ci ha detto di pagare e lasciare subito il locale. Non capivamo questo atteggiamento, quando poi ci ha detto cosa stava succedendo. Sabato, invece, la città era spettrale. Sono uscito verso ora di pranzo, pochissima gente in giro e i negozi erano chiusi. Adesso - conclude Francesco - temo, come successo dopo l’attentato alla redazione di Charlie Hebdo, che i francesi guarderanno per le strade o in metro gli islamici con ancora più disprezzo e sospetto».

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