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Renzi: "Anche ville di lusso e castelli pagheranno la Tasi"

Il premier Matteo Renzi

ROMA. Un calo delle tasse «per sempre e per tutti», stabile, per tutte le categorie, lavoratori, imprese, famiglie. E nessun regalo 'ai ricchì, come accusa anche parte dello stesso Pd, visto che case di lusso, ville e castelli continueranno a pagare l'Imu. In attesa del testo definitivo della legge di Stabilità, che arriverà domani in Parlamento, Matteo Renzi difende a spada tratta la manovra, a partire proprio dalle misure che hanno scatenato polemiche roventi, e indignazione, anche all'interno del suo stesso partito.  Il premier spazza via le critiche sul fronte del contante, misura «liberale» che «non aiuta nè combatte l'evasione» e che «aiuterà i consumi».

Altro che «incostituzionale», insomma, e sul tema «non guasterebbe un po' di serietà». E ribatte anche sui giochi alle critiche del M5s. «Vediamo se qualche deputato grillino, tra una scia chimica e l'altra, si accorgerà di aver detto menzogne» dice, beccandosi in risposta che «Renzi bara e gioca alle tre carte». Il cuore della manovra resta il taglio delle tasse, che non è «negoziabile», come ha chiarito il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, che apre comunque a «miglioramenti» nel passaggio in Parlamento. E il cardine della detassazione di quest'anno è la prima casa. Renzi spiega che il 'tagliò del prelievo sarà strutturale: «a differenza di Berlusconi noi non cambieremo idea come lui nel 2011 che votò per rimettere l'Ici cambiandole il nome in Imu».

Ma, rispetto a quanto annunciato, qualche novità c'è. La prima casa non sarà esentata per tutti. Niente sconti per gli immobili di lusso, perchè, assicura il premier, «i castelli - a differenza di quanto si dice con tono scandalizzato - pagheranno (come per abolizione Ici del 2008)». E, stando alle parole del premier, possibile che paghino pure di più di quanto sborsato finora, visto che «furono parzialmente esentati dai governi successivi, anche di centrosinistra, perchè residenze storiche, ma - precisa Renzi - le categorie catastali A1, A8, A9 avranno lo stesso trattamento della misura del 2008». Il taglio della Tasi, peraltro - si scopre guardando le ultime bozze - non riguarderà nemmeno tutti gli inquilini, visto che chi vive in una casa in affitto che non «abitazione principale» (dove non si ha, cioè, residenza e domicilio) continuerà a pagare la sua quota, insieme al proprietario.

E le 'sorpresè per i proprietari di più di un immobile non sarebbero finite, visto che i Comuni potranno scegliere anche il prossimo anno se alzare l'aliquota fino allo 0,8% in più. La misura, prevista inizialmente per il 2014 e il 2015, permetteva di alzare, a fronte di detrazioni, sia l'aliquota sulla Tasi, sia quella su Imu-Tasi pagata sulle seconde case. Cancellata la Tasi sulla prima casa, rimarrà quindi solo per le seconde case, che invece già pregustavano sconti almeno tra i 100 e i 200 euro in oltre 400 Comuni, tra cui Roma o Milano, che non avevano optato per caricare l'addizionale sulle prime case, stabilendo in cambio delle detrazioni.

Una scelta che fa infuriare Confedilizia, che in un primo momento aveva accolto con favore l'intervento sulla casa che ora invece «cambia faccia» e si trasforma, come temuto, in un potenziale salasso per chi ha più di un immobile. Con tanti saluti all'effetto fiducia. Nella limatura del testo, proseguita fino a tarda notte ieri e che in serata ancora non è stato trasmesso al Quirinale, si sta definendo anche la stretta sugli acquisti della pubblica amministrazione, cardine di quel che resta della spending review, con i dirigenti che risponderanno anche con tagli al salario accessorio, se non saranno approvati per tempo dei piani biennali sulle spese della P.a. La spending, assicura comunque Padoan, non è affatto sparita, anche se magari non emerge «dai numeri», ma prosegue «chirurgica» su ogni voce di spesa e anche grazie alle riforme strutturali come quella della pubblica amministrazione. Così ad esempio la stretta per i dirigenti riguarderà anche i fondi generali per il trattamento accessorio, mentre il blocco del turnover per tutta la P.a. si fermerà al 40%. Insieme ai fondi per il rinnovo del contratto, considerati «inadeguati e fittizi», queste ultime sono le motivazioni alla base della mobilitazione «durissima» annunciata dai sindacati del comparto che prevede anche una manifestazione nelle prossime settimane.

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