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Villaggio travolto da una frana in Guatemala: 69 morti e 350 i dispersi

GUATEMALA. Il nuovo bilancio delle vittime della frana in Guatemala è stato aggiornato a 69 morti, mentre all'appello mancano ancora 350 persone. Il conto dei morti è destinato a salire.  Si continua a scavare sotto tonnellate di terra che giovedì notte hanno sepolto oltre 100 case a Cambray, sobborgo di Santa Catarina Pinula, ma c'è ancora la speranza di trovare delle persone in vita, dice il coordinatore dei servizi di emergenza.

Il Guatemala è ormai da tre giorni sotto shock. Oltre all' elevato numero di morti, bilancio che viene costantemente aggiornato, ad angosciare il paese è il destino dei dispersi: circa 600 secondo alcune fonti, mentre altri riferiscono un numero inferiore. Le autorità stanno tentando di risalire al numero dei possibili «desaparecidos» dalle abitazioni sepolte: «circa 350», precisano fonti ufficiali. Favorite dalle buone previsioni meteo, le operazioni di soccorso, alle quali partecipano volontari, pompieri, soldati e poliziotti, sono riprese stamani. Ieri notte erano state sospese «per ragioni di sicurezza», a causa del buio e della minaccia di nuove piogge sulla zona. Sono state proprio le forti precipitazioni degli ultimi giorni tra le cause della tragedia.

Da quello che rimane di El Cambray II, villaggio a pochi chilometri della capitale, emergono intanto storie e racconti tragici, mentre la speranza di poter trovare dei superstiti diminuisce di ora in ora. Reginaldo Gonzalez è ormai da due giorni alla ricerca di un gruppo di familiari (figlia, suocero e nipoti). Al quotidiano La Hora ha raccontato di un sms inviato alla figlia, Wendy, per avere sue notizie. E lei fortunatamente ha risposto «sono viva». Il caso di Gonzalez non è l'unico. Dall'orrore del Cambray emergono anche altre vicende. Un pompiere ha raccontato di aver urlato dentro delle buche scavate frettolosamente nel fango e la terra: «fate rumore così vi troviamo». E mentre gli altri compagni del soccorso rimanevano in silenzio, dalla profondità della terra sono giunti in effetti dei segnali. Quando invece il silenzio è il più assoluto, i soccorritori fanno un segnale e si spostano insieme ai compagni in una nuova area da perlustrare.

La valanga di giovedì notte ha un grave precedente nel 2010, quando le forti piogge e una serie di frane provocarono la morte di 44 persone su un tratto dell'autostrada Panamericana. E anche quella volta ci furono molti dispersi, oltre a 15 mila sfollati. Zone pericolose, abitate da grandi gruppi familiari molto poveri la cui unica alternativa è quella di vivere all'ombra di colline a rischio smottamento.

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