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"Gli integratori aumentano il rischio di cancro alla prostata"

TORINO. Selenio, licopeni, tè verde: le stesse sostanze che nelle dosi normali ricavabili attraverso un'alimentazione mirata prevengono il cancro, ingerite attraverso gli integratori sembrano provocarlo. Questo il risultato sconcertante e del tutto inatteso di uno studio dell'Ospedale Molinette di Torino sul cancro alla prostata.

Appena pubblicato sulle prestigiose riviste americane Nature Reviews Urology e The Prostate, l'esito della ricerca ha stupito gli stessi ricercatori, che si attendevano una conclusione contraria. A lanciare l'allarme è lo studio clinico condotto presso il più importante ospedale del Piemonte e uno dei primi in Italia, le Molinette - Città della Salute di Torino, coordinato dal professor Paolo Gontero della Clinica Urologica universitaria, diretta dal professor Bruno Frea.

Lo studio, avviato nel 2008 come progetto di ricerca finalizzata sostenuta dalla Regione Piemonte, ha preso in esame un gruppo di pazienti affetti da una malattia pre-tumorale alla prostata, quindi ad alto rischio di finire presto nel mucchio dei 35 mila uomini che ogni anno contraggono il cancro alla prostata in Italia. Metà di loro è stato trattato per sei mesi con alte dosi delle tre sostanze antiossidanti ritenute più efficaci nella prevenzione di questo tumore: selenio, licopeni, e polifenoli del tè verde. All'altra metà è stato somministrato un placebo all'amido. Alla fine è risultato che chi è stato trattato con gli integratori ha avuto una probabilità tre volte maggiore di sviluppare il tumore rispetto a chi non lo è stato.

«Temevamo - afferma Gontero - che non saremmo riusciti a dimostrare l'efficacia delle sostanze per la durata relativamente breve del trattamento. Mai ci saremmo aspettati di dover constatare un effetto opposto a quello sperato».

«Per capire le ragioni di questo esito paradossale - aggiunge - abbiamo condotto delle analisi genetiche. Coloro che avevano assunto gli antiossidanti in elevate quantità, contrariamente a quelli trattati col placebo, mostravano dei geni anomali simili a quelli che si rinvengono nei tumori alla prostata. A dimostrazione che l'aumentato numero di tumori non è dovuto al caso, ma è l'effetto di modificazioni geniche probabilmente indotte dagli antiossidanti».

La scoperta in realtà non contraddice l'osservazione che le popolazioni mediterranee e orientali, la cui dieta include alimenti ricchi di queste sostanze, presentano incidenze di tumore alla prostata anche dieci volte inferiori a Stati Uniti e Nord Europa. La differenza è nel dosaggio, e i signori uomini sono avvertiti: una alimentazione corretta previene il cancro, un bombardamento ad alti dosi di singole sostanze slegate dal contesto alimentare sembra produrre l'effetto contrario.

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