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World Economic Forum: Italia più competitiva, con jobs act scala classifica

Il Paese scala sei posizioni del Global Competitiveness Report 2015-2016 che tuttavia avverte: l'efficienza del mercato del lavoro è «ancora molto bassa»

ROMA. «C'è ancora molto da fare», ma le riforme il jobs act con il complesso degli interventi del Governo per la riforma del mercato del Lavoro «sono la forza trainante di un forte miglioramento complessivo della competitività dell'economia in Italia».

L'Italia scala così sei posizioni (dalla 49 alla 43) del Global Competitiveness Report 2015-2016 del World Economic Forum che tutta via avverte: l'efficienza del mercato del lavoro è «ancora molto bassa» (126/ma in classifica su 140 Paesi) anche se registra «un miglioramento di 10 posizioni da un anno all'altro».

Mentre il Wef avverte: «il contesto macroeconomico in Italia, preoccupante, scivola di 3 posti a quota 111, frenato da un elevato debito pubblico (136 posto su 140)». Alla crescita di competitività dell'economia italiana «ha contributo anche un miglioramento della capacità di innovazione» (sul fronte della Ricerca e sviluppo l'Italia migliora in classifica di 3 posizioni, salendo al 32esimo posto), ma è la riforma del mercato del Lavoro a dare un «forte miglioramento generale».

Anche se nell'analisi del Wef su questo fronte in Italia «molto lavoro resta da fare: sono necessari ulteriori miglioramenti sul mercato del lavoro, in particolare su fisco e incentivi (137 posto su 140 nella specifica classifica), per una migliore correlazione tra retribuzioni e produttività (131), e su assunzioni e licenziamenti (132). Il Wef indica poi come »un'altra area di interesse« in Italia il settore delle piccole e medie imprese: il punteggio del Paese per l'alta specializzazione delle sue aziende sale di un posto a 24 quota, mentre nello sviluppo di cluster, la concentrazione di aziende altamente complementari, perde il primo posto del 2014 e scende al quarto.

Passando dall'Italia allo scenario globale, restano »segnali preoccupanti« di fronte ad una 'nuova normalita» fatta di crescita ferma ed alta disoccupazione che «sta danneggiando la capacità di ripresa e lasciando il mondo vulnerabile ad un altro crollo prolungato». In questo quadro «i mercati emergenti rappresentano la principale causa di preoccupazione», anche per le riforme non attuate.

«L'India è una notevole eccezione, registrando uno 'stellarè salto di 16 posti anche se partendo da un livello basso»). In Europa, «si vede un miglioramento in molte economie del Sud», che contribuisce a alleggerire il gap Nord-Sud.

«L'accesso ai finanziamenti resta la sfida fondamentale in tutta la regione». In Asia, «tre economie - Singapore, Giappone e Hong Kong compaiono tra i primi dieci; il blocco delle nazioni del sudest asiatico Asean »continua a funzionare bene e la Cina si mantiene ferma al ventottesimo posto«.

Nella classifica generale del Wef sulla competitività dell'economia di 140 Paesi l'Italia guadagna dunque posizioni, pur restando lontano dai Paesi top, e scavalcando quindi realtà come Panama, Malta, Turchia, Mauritius, Oman.

In testa alla classifica restano, stabili ai primi tre posti, Svizzera, Singapore e Stati Uniti, seguiti da Germania e Olanda che guadagnano posizioni, Giappone e Hong Kong sono fermi al sesto e settimo posto, la Finlandia scivola dal quarto all'ottavo, la Svezia sale dal decimo al nono invertendo posizione con il Regno Unito che è ora al decimo.

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