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Allenare l’autostima con sensualità: la danza orientale diventa "terapia"

PALERMO. La danza orientale, spesso ritenuta proprietà esclusiva di un'elitè per l'apparente difficoltà dei suoi movimenti, adesso diventa, non solo alla portata di tutti, ma anche una vera e propria terapia.

Il segreto sta nella fusione tra la disciplina e le tecniche della DanzaMovimentoTerapia.

È così che nasce il «FunctionCraft» (arte del funzionamento): un nuovo metodo ideato e portato in Sicilia da Ornella Polizzi, insegnante della provincia di Trapani e Palermo e fondatrice della Compagnia di Danza Orientale «Le Muse di Deréon».

La DanzaMovimentoTerapia consiste nell'uso psicoterapeutico del movimento come processo che favorisce l'integrazione emotiva e fisica della persona.

Ma il metodo dell'insegnante - che a fine mese avvierà i primi corsi alla Starfit di Alcamo per proseguire poi con le altre sedi a Marsala, Salemi, Partinico, Corleone e Petrosino - prevede l'utilizzo di quelle tecniche che possono essere rivolte a tutti, senza limiti di età né di condizioni fisiche e che rendano più divertente il percorso.

«Lo scopo del mio metodo - spiega l'esperta - è quello di favorire l'apprendimento della tecnica, dello stile e della musica orientale in maniera veloce, semplice ma consapevole, aiutando le allieve a raggiungere un completo benessere psicofisico e ad allenarsi godendo della ritrovata leggerezza».

La danza orientale, infatti, include in sé una componente terapeutica in quanto permette alle donne di lavorare sulla ricerca più profonda dell'espressione del sé, sul tirare fuori e valorizzare la propria femminilità, agendo positivamente sull'autostima e sullo sviluppo armonico del proprio corpo. La respirazione è l'elemento fondamentale del metodo. «Mi concentro molto sui vari tipi di respirazione che, a mio avviso, influisce in maniera fondamentale sulla qualità del movimento - sottolinea Polizzi -. Parto dalla scomposizione delle varie parti del corpo concentrando gli esercizi su fasce muscolari diverse, fino a giungere a un lavoro unitario in cui il movimento è in grado di dispiegarsi in modo fluido».

Si tratta, dunque, di un approccio soft che non trascura però lo studio intensivo della tecnica orientale e che prevede anche l'uso di attrezzi scenici come il velo, le ali di Iside, il bastone, i ventagli. «Ho riunito la mia esperienza in settori diversi come le arti teatrali, l'anatomia esperienziale e il movimento funzionale, nonché i lunghi studi sui ritmi e l'armonia musicale - spiega l'esperta -, estrapolando quelle tecniche che si sono rivelate più efficaci per le allieve che ne hanno sperimentato i benefici».

Durante gli anni di studio di DanzamovimentoTerapia, Polizzi ha spermentato così le congiunzioni che accomunano questa disciplina con la Danza Orientale come terapia e dunque «per me - spiega - è inevitabilefonderne le tecniche per offrire una metodologia di studio organica, ma anche semplice e piacevole».

Oltre al potenziamento muscolare e alla capacità di scolpire e modellare il corpo, inoltre, il FunctionCraft «mira a riacquisire una completa consapevolezza del proprio movimento e dei punti specifici da cui esso viene generato - aggiunge Polizzi -. Ne consegue una presa di coscienza dei livelli e dei piani del movimento, ci si rende conto degli eventuali difetti posturali e quindi si punta a un riequilibrio della posizione e a un potenziamento della propria presenza corporea».

In questo modo si sciolgono le tensioni muscolari, si armonizza il corpo, si rasserena la mente e si raggiunge uno stato di «rilassamento dinamico» fino ad indurre «piacevoli stati di benessere» in grado di ristabilire la qualità della vita della persona.

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