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Salvini: «Il centro di Mineo va chiuso, non aiuta i profughi ma qualche politico»

PALERMO. «Chiudere il Cara è dire poco. Si deve rimandare ai punti di partenza e sbattere la porta dietro alla maggior parte delle persone che sono ospitate, anzi bivaccano, a Mineo, e che tutto sono fuorché profughi. Gente che nella stragrande maggioranza dei casi non ha bisogno del tipo di accoglienza che viene riservata indiscriminatamente. Così si crea solo caos, insicurezza e non si ha vero riguardo per chi ha veramente necessità e legittime aspettative umanitarie. Riservando anche soltanto una piccola parte dei tre miliardi e mezzo di euro che ogni anno spendiamo complessivamente sul capitolo immigrazione, a una burocrazia più agile che consenta rapide identificazioni e distinzione dei casi».

Matteo Salvini, segretario federale della Lega Nord, annuncia così la propria visita di domani, la numero quattro in pochi mesi, al Centro di accoglienza per richiedenti asilo, per tutti il Cara, di Mi neo, nel Catanese, nell' occhio dell' uragano politico e mediatico dopo il duplice omicidio di una coppia di coniugi di Palagonia. Fatto attribuito dagli investigatori a un giovane ivoriano ospite del centro. Rincara, Salvini: «In Sicilia basta con gli affari milionari sugli appalti della solidarietà. Di buono, per chi li sfrutta, producono esclusivamente voti facili». E poi, aggiunge il leader leghista e deputato europeo, «cosa si aspetta ad assumersi la responsabilità di allestire campi in Nordafrica, pronti anche a usare le armi per sgominare bandee gli integralismi che dal traffico di persone traggono profitto?». Salvini arriverà a mezzogiorno, con il segretario della commissione nazionale Antimafia, Angelo Attaguile.

Salvini, rieccola in persona a Mineo. Che cosa si aspetta di trovare dopo i fatti degli ultimi giorni?
Gesto politico plateale o necessità?
«Un dovere, piuttosto. Arrivo per la quarta volta nel luogo che è il più clamoroso esempio della cattiva gestione dei flussi migratori da parte di un governo. Troverò il simbolo dello spreco e soprattutto dell' inefficacia. Troverò tremila persone, la maggior parte delle quali bivaccano senza averne davvero diritto. Perché a Mineo dovrebbero starci soltanto coloro che sono veri profughi e che dunque hanno diritto di fare domanda d' asilo. Non è così, ma non è certamente un segreto».

Lei chiede a gran voce la chiusura tout court del centro siciliano e non è il solo: si sono uniti anche Grillo e, ultimamente, anche il presidente della Regione, Crocetta. Ma poi? Non teme l' emergenza umanitaria?
«Intanto, chiudere. E l' emergenza umanitaria si fronteggia davvero interrompendo drasticamente e subito il flusso incontrollato. O non se ne viene fuori. E poi capire a livello pratico e politico che bisogna andare a fermarlo in Africa. Guardi, non è un problema della Sicilia, ma di tutto il Paese. Parlo di Mineo, ma potrei fare l' esempio della stazione centrale di Milano, delle periferie torinesi, di Roma».

Intervenire direttamente in Nordafrica nei porti di partenza, che significa, in concreto? Non pensa che è operazione ardua, considerato che potrebbe rendersi necessario anche l' uso della forza contro i mercanti di uomini e che gli eventuali «interlocutori» sono tanti?
«I campi vanno allestiti lì, ma non certo con superficialità. Non vedo perché dobbiamo porre pregiudiziali anche a interventi armati su più vasta scala. Stiamo parlando di territori dove i fondamentalisti stanno prendendo piede indisturbati, e dico: se il problema principale per l' Europa è l' Isis che dalla tratta ci guadagna pure, andiamo a combattere l' Isis e chi si oppone alla risoluzione dei problemi. Abbiamo fatto o sostenuto tante guerre sbagliate, dall' Iraq alla Libia alcuni anni fa, perché proprio questa non deve essere fatta? Per inciso, guardando un istante al Medio Oriente, ricordo che il nostro Paese è ancora frai sostenitori dell' embargo nei confronti della Siria. Mentre l' Isis divora il Paese la gente viene affamata e noi non abbiamo nemmeno una parvenza di sede diplomatica o rapporto».
A questo proposito pesa, evidentemente, la posizione della comunità internazionale nei confronti di Assad...
«Sarà. Ma intanto spazziamo via i fondamentalisti, poi pensiamo anche ad Assad. Secondo me chi si op pone all' Isis non va, intanto, completamente lasciato solo. L' Occidente intervenga, sulle coste della Libia come in Siria».

Una stretta decisa sull' immigrazione non accosterebbe l' Italia a Paesi europei che hanno reagito sbarrando le frontiere o addirittura, come la Repubblica Ceca, marchiando i migranti con numeri sulle braccia? E cosa pensa delle aperture della Merkel sotto la pressione alle frontiere con l' Ungheria?
«La via è quella di mezzo. Io non sto né con i muri ungheresi né con le timbrature ceche né con le espulsioni indiscriminate. Una via mediana esiste, ed è quella di ridurre i flussi alla fonte. Non mi piace il filo spinato, ma l' accoglienza con limiti e nessuno sconto ai clandestini, sì. Solo poche ore fa l' editorialista economico Oscar Giannino ha quantificato quanto costa l' immigrazione all' Italia: tre miliardi e mezzo di euro all' anno. Prendiamo 100 milioni e riorganizziamo gli uffici. Oggi gli altri Paesi completano le identificazioni in un mese, un mese e mezzo, in Italia passano anche 12-18 mesi. Abbiamo quaranta commissioni chiamate a questo lavoro. Riduciamole a cinque, con più risorse e gente competente.
Quanto alla Merkel, "apre" solo per i giornali. Ha ben detto che prende soltanto i siriani, veri profughi e parte veramente nobile e bisognosa. Loro sì che scappano dalla guerra. Medici, ingegneri, famiglie, gente comune che ha perso tutto».

Torniamo a noi, Sicilia. Cosa conta di ottenere dalle critiche espresse contro il ministro dell' Interno Angelino Alfano e il sottosegretario Giuseppe Castiglione per la gestione del Cara?
«Lo scorso dicembre avevamo già presentato un' interrogazione parlamentare per fare luce su finanziamenti e appalti dell' accoglienza. Vorrei poi capire come un partito che a livello nazionale prende il 3%, in quelle aree arrivi al 40%. Temiamo che anche la disperazione diventi mezzo di consenso».

Salvini e la paura. La fomenta o la interpreta?
E come valuta la reazione della famiglia dei coniugi uccisi a Palagonia, con accuse al governo sulla gestione dei migranti?
«Mi tacciano di essere sciacallo e razzista. La paura degli italiani c' è e basta. E io preferirei non dovermene occupare, parlando finalmente di lavoro, legge Fornero e sviluppo. La figlia della coppia ammazzata probabilmente da un ivoriano, semplicemente, ha ragione. La Sicilia ha un giovane disoccupato su due. I suoi politici usino i soldi per rilanciare agricoltura, pesca e turismo, invece di alimentare sistemi sbagliati come quello basato sui flussi migratori».

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