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Immigrazione, Salvini: “Tentativo di genocidio”. E attacca la Chiesa

ROMA. Matteo Salvini muove un nuovo affondo contro l'immigrazione, da lui definita un vero e proprio "tentativo di genocidio" contro le popolazioni italiane e torna a dirigere la testa d'ariete leghista  verso le porte della Chiesa. "Libera Chiesa in libero Stato. Il vescovo fa il vescovo e non rompe le palle ai sindaci e a chi amministra le città" è il suo nuovo motto coniato mentre prepara la campagna d'autunno contro il governo in carica. "La prima settimana di novembre fermiamo l'Italia per mandare a casa il governo" propone il leader della Lega durante il Ferragosto tra i leghisti di Ponte di Legno, da dove espone il suo piano: "Tre giorni di blocco totale, di spallata in cui tutta la gente per bene si ferma, da Nord a Sud, isole comprese, senza distinzione di colore politico". Una sorta di sciopero generale che è insieme una 'serrata' e per il quale ha già una data, anzi tre: il 6, il 7 e l'8 novembre.

Ma la nuova sortita di Matteo Salvini contro la Chiesa sull'emergenza immigrati stavolta imbarazza il centrodestra; unica eccezione Maurizio Gasparri, che continua la sua crociata contro monsignor Galantino, definito "inadeguato" per il suo ruolo di segretario della Cei, e contro la "resa all'invasione di clandestini" favorita da un governo che fa "da spalla agli scafisti". Tra i cattolici di Forza Italia le parole di Salvini suscitano prese di distanza: "Per noi di FI - dice il senatore Francesco Giro - la polemica è solo frutto di una scelta tattica che consideriamo anacronistica e superata dalla realtà delle nostre tante città che sono solidali" e dove i "legami fra amministrazioni comunali e diocesi sono storici e molto solidi".      "Anche io non condivido le dichiarazioni di monsignor Galantino, ma gli insulti a tutti i vescovi in risposta a che servono?" chiede il leader dei Conservatori e Riformisti Raffaele Fitto, che boccia  anche la 'serrata' di Salvini contro il governo: "Va bene una opposizione nettissima a Renzi, ma il nostro compito è sbloccare Italia, non certo bloccarla!".   E anche il ministro dell'Agricoltura, Maurizio Martina, replica a nome del governo: "Salvini ha davvero un bel programma per l'Italia: bloccarla".

"Un paese normale blocca gli arrivi" si indigna invece Salvini, pronto a partire per l'Africa nel tentativo di contrastare le partenze: "Dal 29 settembre al primo ottobre andrò in Nigeria, per chiedere ai ministri nigeriani di che cosa hanno bisogno per evitare che i cittadini di quello stato lascino il loro Paese". Ci andrà a sue spese, promette, anche se, aggiunge, "dovrebbe andarci Alfano, fa parte del suo mestiere". E il mestiere del governo, continua, dovrebbe essere quello di darsi una priorità: "Prima risolvere il problema degli 80mila esodati, poi degli 80 mila immigrati oggi in Italia, il 70% dei quali alla fine dell'iter sarà riconosciuto come clandestino".

Duro il giudizio  del Nuovo centrodestra di Alfano: "Salvini, Grillo, e il settore estremista di Forza Italia che sparano, è proprio il caso di dirlo, frasi in liberta" attacca Fabrizio Cicchitto che ironizza: "Se la sentono gli onorevoli Gasparri e Romani di proporre un intervento militare della sola Italia senza una copertura e un sostegno internazionale" in Libia?. Gasparri gli risponde per le rime e si dice pronto "a partire per la Libia se ci dovesse guidare l'amico Cicchitto nelle vesti di novello generale Patton!". Nel frattempo anche il governatore del Veneto Zaia scende in campo per dare manforte a Salvini nella polemica contro i vescovi: la Cei, è la sua accusa, ha destinato parte dell'otto per mille ai calabresi colpiti dall'alluvione ma non si è dimostrata altrettanto "disponibile" con i veneti della Riviera del Brenta "che hanno subito un trauma dopo il tornado dell'8 luglio scorso".

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