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Rimasti per ore aggrappati a un barile: così due migranti sono sopravvissuti a naufragio

ROMA. Due migranti sopravvissuti al naufragio di ieri al largo della Libia sono stati salvati dagli uomini della Marina, dopo esser rimasti per diverso tempo aggrappati ad un barile. Il gommone su cui viaggiavano è stato soccorso poco prima che affondasse: i militari hanno salvato 52 persone ma i migranti hanno detto che a bordo erano circa cento. Sono dunque proseguite le ricerche e l'elicottero di nave Orione ha avvistato i 2. I migranti sono stati recuperati e trasbordati su nave Fenice, assieme agli altri sopravvissuti.

Un'altra storia incredibile di salvataggio arriva dalla Grecia, protagonista una giornalista italiana. Era in vacanza con la famiglia in barca  nell'isoletta di Pserimos, alle quattro dell'8 agosto Carlotta Dazzi, giornalista milanese, ha sentito delle urla di bambini. Si trattava di migranti siriani arrivati con un gommone sugli scogli: circa 45 persone, di cui 11 bambini di meno di un anno. E non ci ha pensato su, lei che a Milano fa la volontaria con i profughi in stazione centrale, nonostante il buio li ha portati in sicurezza in spiaggia.

«Non era un naufragio», racconta, «Ci siamo avvicinati per farli arrivare in spiaggia in modo sicuro» aggiunge spiegando di aver fatto da traduttrice, di aver spiegato loro dov'erano perchè pensavano di essere nella vicina Kos, di aver dato loro qualcosa da bere e da mangiare. Quello che normalmente fa a Milano in Stazione. È stata lei stessa a raccontare il salvataggio quanto è successo e a postare alcune foto sul suo profilo Facebook: spiegando di queste persone «sbattute sugli scogli nel cuore della notte davanti alla ns barchetta su un gommone stramarcio. Urla, pianti, paura che si palpava nell'aria e alla cieca».

«Pensavano di essere a Kos e si stavano arrampicando impauriti su una montagna di pietre altissima - ha aggiunto -. Dopo un pò di richiami a suon di 'yalla yalla e siamo italiani fidatevì siamo riusciti a farli scendere e a portare tutti in salvo sulla spiaggia per poi scortarli a piedi in paese e aiutarli a orientarsi, tirare il fiato, asciugare i bimbi e parlare col capitano del ferry che questo pomeriggio alle 17 li porterà a Kalimnos speriamo vs l'inizio di una vita migliore. Non riesco a pensare ad altro che a loro... E a sentirmi sempre troppo impotente di fronte alla tragedia dei profughi». «Tutte le isole da mesi sono in emergenza, come il Sud Italia e nessuno fa niente» dice ancora, raccontando di aver fatto lei stessa un altro avvistamento l'8 agosto, cosa successa anche ad altri suoi amici su altre barche.

«Ogni giorno arriva un migliaio di profughi, che spendono 1.300» per il loro viaggio, più o meno quanto costa una vacanza in Grecia, lo fanno dopo aver passato a volte più di un anno «in campi profughi, veri campi di concentramento e l'Europa non fa niente».  «Stare qua in vacanza non ha senso» osserva dalla Grecia dove si trova ancora. «Per favore, scrivetelo che ci vogliono dei corridoi umanitari» chiede. «Quello che ho visto e continuo a vedere - ha scritto su Facebook - è la dignità e il cuore di un popolo che dà uno schiaffo morale all'indifferenza della quasi totalità del mondo. Europa dove sei».

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