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Cappella Palatina: dopo anni lo Stato
si ripresenta e vuole parte degli incassi

La stipula era stata fatta nel 2004 con la parrocchia di San Pietro Apostolo sotto la cui giurisdizione cade la Cappella Palatina. Adesso, dopo anni di assenza, si ripresenta il Fec del ministero degli Interni

PALERMO. Era il 2004 quando l’Assemblea regionale siciliana stilò una convenzione con la parrocchia San Pietro Apostolo che si trova all’interno della Cappella Palatina di Palermo. Convenzione che stabiliva il versamento da parte dell’Ars di 120 mila euro l’anno alla parrocchia. Soldi che servivano per la gestione della struttura. Ma oggi la convenzione è scaduta.

E così dopo anni di silenzio, si fa vivo il proprietario della Cappella Palatina cioè il Fondo edifici di culto (Fec) del ministero dell’Interno. Il motivo? Prendere una percentuale sugli incassi del monumento che dallo scorso 3 luglio, durante una cerimonia tenutasi a Bonn, è stato proclamato patrimonio dell’Unesco insieme ad altri otto gioielli d’arte che fanno parte dell’itinerario arabo-normanno di Palermo, Monreale e Cefalù.

A parlare della «guerra fredda» tra Ars e Fec è stato proprio ieri mattina, durante la «cerimonia del ventaglio», il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone, che non ha nascosto una certa perplessità sulla situazione. Intanto, Ardizzone ha già contattato l’assessore regionale ai Beni culturali, Antonio Purpura, per stabile come affrontare insieme la vicenda.

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