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Canale di Suez, con l'ampliamento una maxi medusa da 50 chili

BRUXELLES. Se non verranno prese misure adeguate, l'ampliamento del Canale di Suez per il Mediterraneo secondo gli scienziati rappresenta una vera e propria 'bomba ecologica' innescata. Complici le temperature 'bollenti' del mare, il nuovo passaggio dal Mar Rosso apre ancora di più la
strada a centinaia di specie marine tropicali, fra cui alcune nocive. Non ultima la Rhopilema nomadica, una medusa urticante che può misurare anche mezzo metro e pesare 50 kg, forma banchi enormi e in Israele negli ultimi anni ha provocato enormi danni al turismo, ma anche a impianti di desalinizzazione e centrali elettriche.

«Questa medusa è già a Malta e a Tunisi, quindi ci sono buone probabilità che arrivi anche da noi» avverte Fermando Boero, del Cnr-Ismar e docente dell'Università del Salento.

«Per molto tempo le specie tropicali non si sono mosse perchè le condizioni del Mediterraneo erano molto diverse da quelle del Mar Rosso, ma negli ultimi 30 anni stanno diventando sempre più simili» spiega Boero, uno dei quasi 500 scienziati da 40 Paesi firmatari della lettera-appello che da diversi mesi ha dato l'allarme chiedendo alle autorità egiziane «una valutazione d'impatto ambientale trasparente e solida a livello scientifico» del restyling del Canale di Suez. Ma alla vigilia dell'inaugurazione dell'infrastruttura, il prossimo 6 agosto, nonostante le ripetute richieste alle autorità del Cairo anche da parte di Bruxelles, una valutazione d'impatto ambientale sulla biodiversità del Mare Nostrum ancora non si è vista.

«La Commissione europea è ben consapevole dei potenziali impatti che l'allargamento del Canale di Suez potrebbe avere come via di accesso per le specie aliene invasive nel Mediterraneo» afferma il commissario europeo all'ambiente, Karmenu Vella. In una serie di incontri «abbiamo spiegato le nostre preoccupazioni alle autorità egiziane» conferma Enrico Brivio, portavoce di Vella, secondo cui finora Bruxelles non ha visto nulla, nemmeno nell'ambito dell'Unep/Map e «la Commissione europea continuerà a chiedere alle autorità egiziane di presentare i risultati» delle sue analisi.

Gli ultimi dati dell'agenzia europea dell'ambiente (Aea), in partnership con Hellenic Centre for Marine Research (HCMR), confermano che il Canale di Suez è la principale fonte delle specie 'non indigene' per il Mediterraneo. Considerando tutti i mari europei, la stima di specie marine 'straniere' ormai è arrivata a quota 1.416.

A questo punto, Boero propone di creare «stazioni di rilevamento vicino Suez con uno staff internazionale di esperti della biodiversità marina, di concerto con gli egiziani». Un'idea condivisa da Bella Galil, dell'Istituto oceanografico israeliano e promotrice della lettera-appello: «Monitorare un sito di 'primi arrivi' può servire da preallarme». L'assenza di interventi per ridurre l'invasione biologica però «provocherà il deterioramento della biodiversità, la distruzione di alcuni preziosi habitat e i servizi che forniscono» aggiunge l'esperta.

«Quando il primo sciame di Rhopilema arriverà in Sicilia, sarà troppo tardi» conclude Galil.

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