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La minoranza attacca Renzi, D'Attorre: "Il Pd è il suo ufficio stampa"

ROMA. «I comunicati a raffica sono solo l'ennesimo segno di com'è concepito il partito: non un luogo di discussione e confronto, ma un seguito organizzato attorno a un unico centro di comando. Il partito ridotto a ufficio stampa e comitato elettorale per diffondere il verbo del decisore unico: i tweet e i comunicati fotocopia sono funzionali a questo modello». Lo afferma il deputato della minoranza Pd Alfredo D'Attorre, che intervistato dal Fatto Quotidiano sottolinea: sulle riforme costituzionali «non facciamo agguati, siamo solo determinati a discutere quale sia la riforma migliore».

«Nessuno - continua D'Attorre - ha parlato di Vietnam, nessuno immagina imboscate, nessuno trama nell'ombra. Qui parliamo di proposte di modifica della riforma costituzionale che sono state presentate da mesi e hanno il consenso di una vasta platea di esperti, specie dopo l'approvazione dell'Italicum».

Quanto alla Rai, sul canone «non c'è stata nessuna imboscata. Un gruppo di senatori del Pd ha presentato un emendamento di buon senso, ha chiesto di discuterlo nel gruppo, poi - di fronte all'impossibilità di farlo - ha chiesto di accantonare quel punto. Siccome neanche questo è stato possibile, ha sostenuto in Aula la proposta e l'ha votata».

Il deputato torna poi sulla Direzione sulla questione meridionale: «una scelta comunicativa più che politica. D'altronde l'esecutivo è in ritardo già sull'ordinario: i fondi comunitari vecchi e nuovi, l'Agenzia per la coesione, un responsabile nel governo per il Sud. Poi c'è un tema più profondo: Renzi - dice D'Attorre - si è piegato a una politica economica conforme all'ortodossia di Bruxelles e con quella, nella migliore delle ipotesi, l'Italia è ferma e il Mezzogiorno affonda».

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