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Caparezza si racconta: io rapper ma solo "per comodità" - Foto

ROMA. "Mettere parole in rima, non significa necessariamente essere un rapper. Io tecnicamente utilizzo lo stilema rap, ma non rappresento la cultura hip hop. Quindi possiamo dire che io sono 'rapper per comodità'". Per definirsi, Caparezza fa ricorso alla sua autoironia: "Negli
scaffali dei negozi sono alla lettera C, vicino a Capossela. Entrambi poco classificabili. Forse la C sta proprio per Collocazione difficile".

L'artista dalla chioma senza confronti è impegnato nel Museica tour (dal nome dell'ultimo fortunato album) che da mesi sta girando l'Italia (con puntate anche all'estero tra Europa e America "per portare in giro la mia idea di rap") e che sabato 25 luglio approda al Rock in Roma. "Sono una persona molto fortunata - racconta tra un matrimonio a casa e un viaggio in treno tra Milano e Roma -: ho trasformato in lavoro ciò che mi piace. Ed è stata la mia salvezza. Quindi essere in tour tanto tempo mi pesa relativamente, per me è la normalità. Del resto ho scelto di investire in questo: alle apparizioni in tv preferisco il palco".

Eppure la musica, seppure momentaneamente, l'ha tradita: per il cinema con un cameo nel film Che bella giornata del suo conterraneo Checco Zalone, e per la radio, conduttore a più riprese per Hit parade di Radio2. "Non mi tiro indietro davanti a nuove proposte, l'unica cosa alla quale dico no è la tv - spiega il cantautore pugliese -. Qualche anno fa mi era arrivata anche la richiesta per fare il giudice di talent, ma il mio ruolo è cantare. Non è preclusione, non mi sento antagonista di niente. Se altri vanno avanti, io sono contento: la mia felicità è seguire la mia strada, e io sono decisamente felice".

Il palco dell'Ippodromo delle Capannelle a Roma (sul quale ha chiamato a suonare anche i ragazzi de Lo Stato Sociale), Caparezza lo conosce bene per averlo calcato spesso, anche se l'emozione è ogni volta diversa. "Tutte le volte che torno a un festival che ho già frequentato, non sono concentrato solo sulla performance, ma è come se scattassi una fotografia di quello che sono e di quello che ero. Le fotografie sono sempre diverse". Rispetto al passato, i cambiamenti hanno riguardato gli obiettivi, oggi più chiari, e le insicurezze, ormai superate. O quasi. "All'inizio della carriera avevo il terrore di diventare cantante one shot, da una canzone e via. Invece sono riuscito a distrarre la gente dalle mie cosiddette hit, come Fuori dal Tunnel ad esempio, che per me sono solo canzoni. Non sapevo come gestire la popolarità improvvisa". Ancora oggi, per lui artista introverso, la via crucis di selfie e autografi per strada non è facile da accettare.

"Non mi abituerò mai, del resto - scherza - se volevo fare le foto, facevo il fotomodello". Dopo Roma, Caparezza continuerà con il suo Museica tour anche tutto il mese di agosto.

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