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Crocetta: «Il Pd vuole che lasci? Voti la sfiducia in aula, ma io non mi dimetto»

i democratici non replicano e valutano l’ipotesi di approvare le riforme e andare alle urne all’inizio del 2016

PALERMO. «Se il Pd vuole le mie dimissioni voti la sfiducia, così si renderà complice dei golpisti e passerà alla storia come il partito che ha ammazzato il primo governo antimafia della storia siciliana». Rosario Crocetta passa al contrattacco. Dopo aver ribadito che non si dimette, respinge al mittente ogni ipotesi di mediazione e lancia la sfida ai democratici, alle prese con la strategia per un ritorno alle urne che garantisca però un’elevata possibilità di successo.

A creare molto imbarazzo nel Pd sono i dialoghi tra il medico Matteo Tutino e l’ex manager di Villa Sofia, Giacomo Sampieri, vicinissimi al presidente, sorpresi a discutere di nomine e spartizione di posti di potere nella sanità (un articolo a pagina 5). «Io non ho mai esaudito alcuna loro richiesta, ho sbagliato a fidarmi di loro» dice Crocetta. A Palermo tra sabato e ieri ne hanno discusso i vertici del partito, da Davide Faraone al capogruppo Antonello Cracolici e il segretario Fausto Raciti. Ma la proposta di mediazione avanzata a Crocetta è stata respinta al mittente.

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