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Il Pd verso il voto, si cerca via d'uscita
Crocetta: sono un combattente, resto

In corso vertici e colloqui informali

PALERMO. Il Pd sta lavorando per lo scioglimento anticipato della legislatura in Sicilia ma cercherà una via d'uscita condivisa con il governatore Rosario Crocetta, che rimane chiuso nella sua casa di Castel di Tusa. I dirigenti Dem ne hanno discusso ieri sera e stanno continuando a farlo in queste ore.

Al di là della veridicità della frase shock del medico Matteo Tutino, intercettato, contro Lucia Borsellino, il Pd è convinto che il clima attorno a Crocetta è talmente pesante da non poter più andare avanti, ma per rispetto del governatore il partito vuole condividere con lui la decisione di staccare la spina. È probabile un vertice imminente tra la maggioranza e il governatore, che tra l'altro dovrà riferire in Assemblea regionale martedì prossimo.

Ieri il sottosegretario all'Istruzione, Davide Faraone, è intervenuto sul caso Crocetta: "In Sicilia c'è una situazione molto pesante: c'è un problema politico e una situazione grave dal punto di vista economico di cui ancora non si è avvertita l'entità e la valenza, e c'è una classe dirigente che rischia di non essere all'altezza di questa grave situazione economica". Per questi motivi, ha concluso il sottosegretario, "se si è all'altezza di andare avanti, bene. Se no, si va a votare e si dà la possibilità ai cittadini di avere una classe dirigente all'altezza".

Crocetta: sono un combattente non mi dimetto. Per tre giorni si è chiuso  nel silenzio. Il tempo lo ha trascorso nel suo appartamento di  60 metri quadrati, a Tusa. Una palazzina di due piani, che dà  sul golfo di Castel di Tusa, proprio sopra l'Atelier sul mare  del mecenate Antonio Presti. Con lui solo il fidato  collaboratore di sempre, Giuseppe Cacciatore, la sua ombra; nel  piazzale i militari con i mitra spianati controllano il viale di  accesso al cortile, tutto intorno le telecamere collegate con la  polizia e gli agenti di scorta con le auto blindate.

«Mi sono chiuso in casa come un malato di lebbra, avevo paura  che se fossi uscito qualcuno mi avrebbe potuto dare del  mafioso», dice Rosario Crocetta. Racconta di avere trascorso  notti insonni per quella frase shock su Lucia Borsellino,  smentita dalla Procura di Palermo. Ma ora sembra più sereno. «A  caldo ho pensato a come suicidarmi, ora dopo avere riflettuto  sto molto meglio e sono pronto a combattere». E avverte alleati  e oppositori: «Non mi dimetto, sono un combattente e un  combattente muore sul campo. Se lo facessi, la darei vinta ai  poteri forti».   «Perchè mi dovrei dimettere - insiste - se anche la Procura  di Palermo per tre volte, l'ultima oggi, ha smentito quell'  intercettazione? Il mio silenzio degli ultimi giorni è stato  strumentalizzato e quindi ho deciso di romperlo. Avevo offerto  al Pd la disponibilità a fare un passo indietro, ma è chiaro che  ora non ci sono le condizioni: le mie dimissioni sarebbero  interpretate come un' ammissione di colpa, colpa che non ho». È  convinto che dietro alla presunta intercettazione del medico  Matteo Tutino, pubblicata dall'Espresso, ci siano «servizi  deviati e poteri occulti».

Parole che spiazzano il Pd: dopo il j'accuse di Manfredi  Borsellino, il figlio del giudice ucciso, il partito di Renzi  aveva deciso di staccare la spina cercando una via condivisa col  governatore.  E invece Crocetta, ancora una volta, ha spiazzato il partito.  «Qualcuno ha voluto mettere a segno un golpe - denuncia  conversando con l'ANSA - volevano determinare le mie dimissioni  o il mio suicidio. E trovo assurdo che organi istituzionali  abbiano espresso giudizi senza fare le dovute verifiche con la  Procura».    Ieri Crocetta ha parlato con il ministro degli Interni  Angelino Alfano, chiedendogli di nominare «una commissione  d'inchiesta per accertare quali servizi deviati e quali poteri  abbiano tentato di farmi fuori». Oggi sfida il suo partito: «Se  vogliono mi sfiducino, così si renderanno complici dei golpisti  e passeranno alla storia come coloro che hanno ammazzato il  primo governo antimafia della storia siciliana». Di quella frase  shock, rivela, ne era venuto a conoscenza, per via sommaria,  anche lui qualche settimana fa. «Ma non avevo fatto caso, anche  perchè - riferisce - ho sentito che su di me circolano altre  voci, alcune riguardano la mia sessualità, un mio presunto  rapporto con Tutino. Ma non c'è un bel niente, è tutto fango. Io  non ho nulla da nascondere. Non c'è nulla su di me, la mia  storia è limpida».      E se «l'Espresso ha il materiale lo consegni ai magistrati,  se non ce l'ha, e non ce l'ha, la cosa è molto grave e  vergognosa. Ma ne risponderà davanti alla giustizia». Il suo  avvocato Vincenzo Lo Re si prepara a chiedere un risarcimento.   «Io sono sempre stato al fianco di Lucia Borsellino, ci siamo  visti qualche giorno dopo le sue dimissioni a cena, noi due da  soli, per poterci sfogare l'un con l'altro come abbiamo sempre  fatto - racconta - Di Lucia so molto più io della sofferenza che  ha vissuto negli ultimi tre anni che i suoi familiari». Domani,  Crocetta torna a Palermo: «Come primo atto verificherò il lavoro  dei manager della sanità, gli affidamenti e gli appalti».

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