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Dal "Thai pesto" al caffè "Mafiozzo", gli sfregi al made in Italy a Expo

A denunciarlo è la Coldiretti, che a Expo, in occasione della sua Assemblea nazionale, ha organizzato al padiglione «No Farmers no Party» una vera e propria mostra sugli «sfregi» più frequenti portati ai prodotti-simbolo italiani.

MILANO. In Bulgaria c'è l'espresso italiano Mafiozzo, in Germania la pizza con la 'Zottarellà, negli Stati Uniti il pesto ligure è spesso, in versione orientale, venduto come Thai Pesto. Ogni giorno sugli scaffali dei supermercati di molti Paesi del mondo l'eccellenza del made in Italy viene 'sfregiata" attraverso la vendita di molti dei suoi prodotti-simbolo, dall'olio al pesto, dai formaggi ai salumi.

A denunciarlo è la Coldiretti, che a Expo, in occasione della sua Assemblea nazionale, ha organizzato al padiglione «No Farmers no Party» una vera e propria mostra sugli «sfregi» più frequenti portati ai prodotti-simbolo italiani. Secondo uno studio diffuso per l'occasione, in almeno un Paese su quattro tra quelli che partecipano a Expo sono realizzate e vendute diffusamente fantasiose interpretazioni di prodotti italiani. Una sorta di «galleria degli orrori» in cui non compaiono solo rivisitazioni di ricette italiane come il Parmesan della Russia o la Pomarola brasiliana, ma anche piatti inventati di sana pianta, come i «tortelloni con polenta» austriaci, o il «Parma salami Genova» del Messico.

«Difendere il nostro patrimonio agroalimentare all'estero è un'area prioritaria di intervento a tutela dell'identità nazionale» - ha sottolineato il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo. Da parte sua il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina, intervenuto all'assemblea di Coldiretti, ha rimarcato il forte impegno messo in campo contro la lotta alla contraffazione. «Abbiamo superato le 500 azioni di tutela del made in Italy agroalimentare di qualità, in Europa e nel mondo - ha osservato il ministro - Nessun altro Paese ha questi risultati».

La contraffazione e la falsificazione di prodotti alimentari fa perdere al vero made in Italy oltre 60 miliardi di euro di fatturato all'estero, che secondo Coldiretti potrebbero generare 300 mila posti di lavoro. A differenza di quanto avviene con moda o tecnologia - sottolinea Coldiretti - a taroccare il cibo italiano non sono i Paesi poveri ma quelli emergenti o addirittura più ricchi, a partire da Stati Uniti e Australia. «Siamo venuti a Expo puntando tutto sulla verità e sulla nostra agricoltura distintiva» - ha sottolineato Moncalvo, fornendo gli ultimi numeri del settore. Grazie anche all' effetto-Expo, nel 2015 si è registrato un aumento della domanda all'estero di prodotti di made in Italy che va dal +19% negli Usa al +36% in India, fino al +57% in Cina. E, sul fronte occupazione, è salita del 12% nel 2015 la percentuale di giovani under 35 occupati in agricoltura.

La Coldiretti continua intanto la sua battaglia anche sul fronte delle agromafie, grazie all'Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura presieduto dall'ex magistrato Giancarlo Caselli. All'assemblea Caselli ha sottolineato che «fenomeni sempre nuovi si affacciano in questo settore. Come quello del 'money dirtying' in cui soldi 'pulitì vengono affidati a circuiti di investimento borderline con presenze mafiose». L'Osservatorio - ha aggiunto Caselli - sta lavorando anche sul fronte del lavoro nero e dello sfruttamento.

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