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L'Eurogruppo non decide: Atene vari subito le riforme. E scoppia il caso Finlandia

il Parlamento ha negato l'autorizzazione a negoziare un nuovo salvataggio della Grecia, e il Governo è a rischio di caduta se non rispetterà l'indicazione

il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem

BRUXELLES. L'Eurogruppo straordinario sulla Grecia non decide e si aggiorna per una nuova riunione prima dell'Eurosummit. I ministri preferiscono mettere una notte di sonno tra una giornata di discussioni accese e un'altra che non sarà da meno.

Il fronte dei Paesi ostili alla Grecia è ampio, e inoltre è scoppiato il caso Finlandia: il Parlamento ha negato l'autorizzazione a negoziare un nuovo salvataggio della Grecia, e il Governo è a rischio di caduta se non rispetterà l'indicazione. "La discussione è ancora molto difficile ma il lavoro è in corso", ha detto il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem al termine dell'incontro durato nove ore.

Il weekend della verità per la Grecia parte male. I falchi si sono levati, spazzando via l'ottimismo diffuso dalle colombe fino a ieri. Il capo dell'ala dei duri, Wolfgang Schaeuble, è rigidissimo: non crede a Tsipras, non accetta il suo piano, propone una 'Grexit' per cinque anni. La Merkel sembrerebbe più disponibile, ed è per questo che i ministri dell'Eurogruppo passeranno la palla al summit.

Dopo che i 'tecnici' dell'ex Troika hanno promosso il piano greco, offrendo aiuti per oltre 70 miliardi di euro, la resa dei conti ora è tutta politica, e solo i leader possono decidere se continuare a tenere la Grecia nell'euro oppure accompagnarla alla porta. Più che un problema di misure, che pure si stanno limando all'interno dell'Eurogruppo, ora è "un grosso problema di fiducia", ha sintetizzato Dijsselbloem prima della riunione. "Non vedo come potremo raggiungere facilmente un accordo: il Governo greco ha fatto di tutto per minare la fiducia", dice secco Schauble.

Il viceministro olandese prova a spiegare: "Il piano è debole in alcune aree, cominceremo i negoziati quando tutte le condizioni saranno riempite, ma c'è seria preoccupazione sull'attuazione visto che i greci stanno proponendo qualcosa che una settimana fa era stata rigettata al referendum". Una "incongruenza" che va risolta, spiega il ministro maltese. La fiducia è venuta a mancare non solo per la 'sfida' di Tsipras all'Ue, con la convocazione del referendum a sorpresa, ma anche perché ieri ad Atene "la maggioranza parlamentare si è erosa ed è molto difficile passare le riforme" senza una maggioranza ampia, ha chiarito il ministro irlandese Micheal Noonan.

Con una situazione simile, all'Eurogruppo i falchi hanno gioco facile. Atene non ha molte carte da giocarsi, se non promettere di accelerare l'approvazione delle riforme che l'Eurogruppo le propone. I ministri vorrebbero che passasse subito la riforma dell'Iva, l'abolizione delle baby pensioni, la liberalizzazione delle licenze tv, l'abolizione dei monopoli, le privatizzazioni promesse. Il ministro Tsakalotos è pronto ad accettare tutto, ma stavolta ai falchi sembra non bastare nemmeno quello. Persino il Portogallo si leva contro: non vede perché dedicare una parte del suo piccolo pil un salvataggio più grande di quello che lui stesso ha avuto.

Francia e Italia provano ad allargare il fronte dei sostenitori, che ora ha imbarcato anche l'ex Troika promuovendo il piano greco. Ma sarà difficile coinvolgere il nutrito numero dei 'seguaci' della Germania: Slovacchia, Finlandia, Olanda, Estonia, Lituania e Lettonia. Nel migliore dei casi, con un accordo, le condizioni saranno durissime. All'Eurogruppo, è Schauble a guidare la trattativa. Anche con 'colpi' poco leciti.

A riunione in corso, sulla Fas compare un documento del suo ministero che spiega come Atene abbia solo due strade. La prima, migliorare le sue proposte velocemente e in modo completo, con il pieno sostegno del Parlamento e trasferire asset, per un ammontare di 50 miliardi, a un fondo. Ipotesi che solleva anche all'Eurogruppo. La seconda, lasciare per cinque anni l'Eurozona, ristrutturando i suoi debiti. Ipotesi che subito fonti europee dichiarano "non praticabile".

Il 'no' di Berlino per ora suona forte e chiaro anche sulla proposta del Fmi di estendere le scadenze del debito greco a 60 anni. Ma nemmeno la Germania può fare opposizione fino in fondo, perché a rischio non c'è solo il destino della Grecia: "Un incontrollato collasso del sistema bancario greco come debitore sovrano porterebbe dubbi significativi sull'integrità dell'Eurozona nel suo insieme", scrive la Fas, citando il documento di Bce, Commissione Ue ed Fmi.

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