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Tour de France, Luca Paolini trovato positivo alla cocaina

ROMA. La notizia-choc si diffonde in pochi minuti e sembra incredibile. Già, sembra, perchè è vera, reale, autentica. Secondo l'Unione ciclistica internazionale c'è un corridore italiano positivo al Tour de France.

Il test di tre giorni fa (7 luglio) ha stabilito che Luca Paolini ha fatto uso di cocaina. Si, proprio Paolini, uno dei fiori all'occhiello del ciclismo italiano, il 38enne comasco del Team Katusha che quest'anno ha vinto la Gand-Wavelgem e che nel 2013 ha indossato la maglia rosa al Giro d'Italia per quattro giorni, dopo essersi presentato da solo sul lungomare di Marina di Ascea, in provincia di Salerno.

Luca Paolini era stato portato al Tour per sostenere lo spagnolo 'Purito' Rodriguez, nelle tappe in salita, ma anche per preparare il terreno alle volate di Kristoff. A proprio agio sul pavè, qualche giorno addietro si è fatto valere nella Saraing-Cambrai, l'infernale frazione disputata sui sassi e in mezzo alla polvere. Il terreno ideale per uno con le caratteristiche di Paolini.

Il corridore è stato fermato dall'Uci e rispedito a casa dalla squadra russa, per la quale rappresenta una grave perdita in termini strettamente pratici e anche strategici. Paolini ha chiesto le controanalisi del campione B, ma intanto il suo Tour finisce in 168/a posizione nella classifica generale, a qualche giorno dall'inizio della vera corsa, fra Pirenei e Alpi, dove si deciderà. La Katusha, in una nota, scrive che «collaborerà con le agenzie antidoping, per risolvere la vicenda», e resta il fatto che la positività del comasco rappresenta un duro colpo per tutto il mondo del ciclismo e in particolare per quello italiano.

Il barbuto e combattivo Paolini, professionista dal 2000, infatti, fa parte della Nazionale azzurra di ciclismo su strada guidata da Davide Cassani: a Verona, nel 2004, si è pure messo al collo la medaglia di bronzo, piazzandosi alle spalle di Oscar Freire e di Erik Zabel. Lo stesso Cassani ha sempre sottolineato di voler convincere Paolini (nono nella prova olimpica su strada di Londra 2012) a non lasciare la nazionale azzurra, dicendo più volte di volerlo portare al Mondiale di Richmond, in Virginia, per far parte della selezione che cercherà di farsi valere nella prova dei professionisti su strada.

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