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Fra le antiche campate dove scorreva l’Oreto solo siringhe, cartacce e nemmeno un turista

PALERMO. Siringhe, fazzoletti sporchi si sangue, cartacce, bottiglie di plastica qua e là e tutt’intorno nulla che ricordi vagamente una zona turistica. Ha molta strada da fare il sito del Ponte dell’Ammiraglio, uno dei luoghi appena inseriti dall’Unesco nella lista dei beni patrimonio dell’umanità. Di epoca normanna, è pieno di suggestioni e di storia. Ma al momento un percorso attorno a esso è tutto da inventare, tutto da costruire.
«Qua non si vede mai nessuno - dice sbrigativamente un passante -. Per il momento vediamo solo gli operai per il tram. Per il resto, nè turisti, né vigili».
La piazza da cui prende il nome è una specie di grande anello formato da corso dei Mille e collegato con piazza Scaffa. Al centro c’è il ponte che un tempo serviva a oltrepassare il fiume Oreto. Il Ponte dell’Ammiraglio, così chiamato in onore dell’ammiraglio di re Ruggero II, Giuseppe d’Antiochia che lo fece realizzare, sta lì, sostanzialmente in mezzo al nulla turistico. L’unico bar in quell’area è chiuso perché sequestrato nell’ambito di un’inchiesta antimafia. per il resto, gli unici esercizi commerciali sono un negozio di frutta e verdura, un servizio di tolettatura per cani, un gommista, un meccanico, un barbiere eloquentemente chiamato «Dacci un taglio», un piccolo locale in cui si vendono mobili. E poi palazzine semidistrutte e, in fondo, una giostrina, triste. Non parliamo di un ristorante, di un tabacchino, di un negozio di souvenir. Al povero viaggiatore che s’avventurasse fin qui non resterebbe che rispondere nada, rien, nicht, nothing: insomma niente di niente.
«Guardi — spiega un commerciante che vuole restare anonimo — prima c’era una specie di custode che stava qua e la pulizia era motlo più sorvegliata. Ora manca addirittura un vero impianto di irrigazione». E, in effetti, tutto il giardino attorno al ponte è rinsecchito, una distesa gialla.
«La strada e il marciapiedi li puliamo noi da una vita — racconta Giovanbattista, detto Giorgio, Zappulla — ché se aspettiamo il Comune campa cavallo. però devo dire che ci sono quattro operai della Gesip (oggi Reset, ndr) che lavorano e fanno quel che possono. ma non hanno attrezzatura, fanno ciò che possono. Turisti? Noi ne vediamo pochi».
La polizia municipale in questi giorni ha svolto alcuni sopralluoghi e ha avvertito che il marciapiede deve essere sgombrato di auto e di ogni elemento estraneo all’arredo urbano. «Questo mi sembra giusto — conclude Zappulla — fino a quando era possibile abbiato usato un po’ di spazio esterno. Ora non sarà più possibile e pazienza».
L’unico cartello turistico è un tondino con su scritto: «Ponte Ammiraglio 1125». Poi una vecchia stele ricorda i cento anni dal passaggio dei Mille capitanati da Garibaldi che provenienti da Gibilrossa fanno ingresso a Palermo. Poi, nulla. Manca, come si dice oggi, la narrazione del monumento, il modo di renderlo interessante, appetibile, «vendibile». E da nessuna parte, ancora, è scritto che si è di fronte a un bene patrimonio dell’umanità.
Certo, la fermata a un passo del tram aiuterà l’intera zona perché la renderà più facilmente raggiungibile e creerà molto più movimento.
«Speriamo — ragiona Gianni Mortillaro — che non si trasformi tutto in una bolgia, per i tanti semafori installati per fare transitare i vagoni su rotaia. Se così sarà, siamo fritti del tutto».

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